Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Nuovi ammortizzatori sociali, ecco chi ci perde

Postato il 27 Marzo 2015 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

la-pensione-creativaIl decreto legislativo n. 22/2015, attuativo della legge delega sul Jobs Act, tra le altre cose ha ridefinito le caratteristiche del sistema degli ammortizzatori sociali introducendo la cosiddetta Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego), in sostituzione dell’Aspi e della mini-Aspi, previste dalla riforma Fornero del 2012. Nelle intenzioni del governo la Naspi dovrebbe finalmente dare garanzie adeguate, in termini di durata e importo delle prestazioni, ai lavoratori dipendenti migliorando la situazione in cui tutti loro si verrebbero a trovare in caso di perdita del posto di lavoro (per i collaboratori a progetto è invece prevista nel decreto un’apposita, meno generosa, misura chiamata un po’ esotericamente Dis-Coll).

Per stabilire se la Naspi farà vittime , si utilizzerà il dataset Ad-Silc, un campione longitudinale costruito a partire dagli archivi amministrativi dell’Inps; mediante una serie di ipotesi sulle dinamiche di carriera, si simulerà la copertura potenziale a cui i lavoratori dipendenti del settore privato (inclusi gli apprendisti) avrebbero diritto in caso di licenziamento in base al nuovo scenario delineato dal Jobs Act e la si confronterà con quella a cui quegli stessi lavoratori avrebbero avuto diritto con Aspi e mini-Aspi. Per confrontare gli schemi di ammortizzatori sociali bisogna tenere conto di 4 elementi: 1) i requisiti di accesso alla prestazione; 2) la durata massima della prestazione; 3) l’importo della prestazione; 4) la contribuzione figurativa al sistema pensionistico che viene accumulata quando si riscuote l’indennità. Riguardo al primo punto, va ricordato che per ricevere le indennità di disoccupazione in Italia bisogna soddisfare specifici criteri contributivi che erano particolarmente stringenti nel caso dell’Aspi.

A quest’ultima, aveva diritto soltanto chi aveva versato 52 settimane di contribuzione nel biennio precedente la disoccupazione e almeno una settimana di contribuzione prima del biennio precedente il momento della disoccupazione (ad esempio, chi fosse stato licenziato il 1° gennaio 2015 avrebbe dovuto iniziare a lavorare come dipendente prima della fine del 2012 per essere tutelato). Chi non soddisfaceva i requisiti dell’Aspi (in primis i lavoratori intermittenti e le giovani generazioni), ma aveva versato almeno 13 settimane di contribuzione nei 12 mesi precedenti la disoccupazione, aveva diritto alla mini-Aspi.

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http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2015/3/25/44238-nuovi-ammortizzatori-sociali-ecco-chi-ci-perde/

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