Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Protocollo Aziendale COVID-19 dopo il 31 Ottobre 2022: cosa fare?

Postato il 9 Novembre 2022 | in Sicurezza sul lavoro | da

Da un Medico Competente appartenente alla Commissione Tecnica Scientifica del Ministero della Salute, riporto alcuni chiarimenti sulle precauzioni da mantenere dopo il 31/10/22, relativamente al rischio COVID-19

Marco Spezia

 

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Buonasera a tutti.

In questi giorni sto ricevendo moltissime chiamate da parte di aziende/enti per sapere come comportarsi dopo il 31 ottobre 2022, termine definito dal Protocollo COVID-19 anticontagio aggiornato da Governo e parti sociali.

Prima di rispondere al quesito vorrei fare alcune premesse.

PRIMA DI TUTTO A CHE PUNTO SIAMO CON LA PANDEMIA DA SARS-COV-2 (DI SEGUITO INDICATA COME COVID-19)?

LA PANDEMIA È FINITA OPPURE O NO?

Oltre al numero dei decessi giornalieri, che è uno dei parametri per valutare se la pandemia sia nella sua fase terminale, è necessario considerare anche altri fattori: il numero di casi, la stagionalità dei focolai, il tasso di vaccinazione, la disponibilità di trattamenti efficaci e la trasmissibilità di attuali e nuove varianti di COVID-19. Ma giungere a una tale conclusione sarà piuttosto complesso in quanto non abbiamo mai avuto una pandemia globale di coronavirus prima d’ora.

Un altro aspetto che crea confusione è la mancanza di dati da molti Paesi. Capire quando la pandemia passa dalla fase acuta a quella endemica, ovvero la fase in cui il COVID-19 sarà ancora in circolazione, ma senza causare grandi focolai, potrebbe essere un passaggio determinabile solo in modo retrospettivo. Forse nel 2024 potremmo dire che la Pandemia è terminata nel 2023!

Per ora però nessuno può affermare in modo scientifico che la Pandemia è finita. Può essere finita dal punto di vista “politico”, ma molte varianti continuano a circolare in molte parti del mondo e i casi potrebbero nuovamente aumentare man mano che le persone si ritroveranno sempre più in ambienti chiusi con l’arrivo dell’inverno e il calare delle temperature.

Sia l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) stanno inoltre invitando tutti i Paesi a essere preparati e pronti, visto anche l’imminente arrivo della variante Cerberus e l’imprevedibilità degli scenari a medio-lungo termine.

COVID-19 SUL LAVORO: INFORTUNIO O MALATTIA PROFESSIONALE

Lo scorso 18 maggio 2022 il Comitato Consultivo dell’UE per la Sicurezza e la Salute sul luogo di lavoro (CCSS) ha raggiunto un accordo sulla necessità di includere la malattia da coronavirus COVID 19 come malattia professionale.

Gli Stati membri, i datori di lavoro e i lavoratori, riuniti nel Comitato, hanno appoggiato l’esigenza di un aggiornamento dell’elenco UE delle malattie professionali, al fine di spingere i singoli Paesi ad adeguare le rispettive normative interne.

L’accordo risponde all’obiettivo di migliorare le protezioni dei lavoratori contro il rischio di crisi sanitarie future, come quelle causate da nuove varianti COVID, nell’ambito del “Quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021 – 2027”.

L’Italia sarà pertanto chiamata ad aggiornare l’elenco delle malattie di origine lavorativa, alla luce della raccomandazione UE attesa entro la fine dell’anno.

L’Italia, infatti fa parte di quei Paesi membri dell’Unione Europea che riconoscono il contagio da SARS-Cov-2 come un infortunio sul lavoro (a norma dell’articolo 42 comma 2 della Legge 27/04/20).

Infatti, nei casi di accertata infezione da COVID-19 in occasione di lavoro, il medico redige il “consueto certificato di infortunio e lo invia telematicamente all’INAIL che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativa tutela dell’infortunato”.

RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO

Spetta al datore di lavoro organizzare l’attività aziendale e controllare che siano rispettate tutte le misure idonee ad assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro.

PROTOCOLLI AZIENDALI

La Circolare n. 22/20 dell’INAIL chiarisce che è il rispetto dei Protocolli il criterio per delimitare i profili di responsabilità delle aziende. Quindi chi ha un protocollo in essere limita i rischi di responsabilità aziendale e del datore in caso di infezione da Covid-19.

COSA FARE QUINDI

  • Mantenere in essere i Protocolli aziendali
  • Sentito anche il parere del medico competente, alleggerirli e modularli in base all’andamento epidemico e alla presenza eventuale in azienda/ente di focolai
  • Mantenere le paratie divisorie in plexiglass o altro materiale: le stesse garantiscono anche un migliore isolamento per altre malattie respiratorie influenzali o parainfluenzali stagionali
  • Eliminare, laddove ancora presente, l’utilizzo dei servizi igienici da parte di lavoratori “esterni all’organizzazione”
  • Eliminare, qualora ancora presenti, questionari in entrata per fornitori esterni all’organizzazione
  • Eliminare la comunicazione di un eventuale positività all’azienda e di comunicare eventuali contatti stretti: la positività al COVID-19 dovrà essere trattata dal punto di vista delle comunicazioni come una qualsiasi altra malattia
  • Eliminare l’obbligo di igienizzarsi obbligatoriamente le mani (a parte gli obblighi derivanti dall’HACCP), ma lasciare attivi i dispenser presenti in azienda: l’igienizzazione delle mani è sicuramente ancora utile non solo per limitare la diffusione del COVID-19, ma anche di tutte le altre malattie virali di questo periodo dell’anno
  • Arieggiare i locali chiusi è dal punto di vista prevenzionistico ancora buona cosa per evitare la diffusione dei virus
  • Togliere l’obbligo dei DPI respiratori se si rispetta la distanza di un metro da un’altra persona, ma raccomandarne comunque l’utilizzo in luoghi chiusi ed affollati: qualora tale distanza non venga garantita l’obbligo deve essere mantenuto (ricordo che la mascherina efficace è solamente quella di tipo FFP2)
  • L’obbligo di mascherina FFP2 permane anche per lavoratori “fragili” indicati dal medico competente, lavoratori con contatti “stretti” di casi positivi a COVID-19, lavoratori con sintomi influenzali e parainfluenzali.

Quest’ultimo comportamento dovrebbe diventare prassi per tutti anche dopo questa emergenza sanitaria!

Naturalmente queste indicazioni andranno verificate/modulate a seconda della realtà aziendale, dell’andamento della pandemia e delle indicazioni del governo italiano sul tema (in questo momento è riunito il Consiglio dei Ministri, che all’ordine del giorno ha anche questo argomento).

Tratto dalla Mailing List Sicurezza sul Lavoro

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