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I compensi per gli amministratori ed i dirigenti delle società partecipate

Postato il 27 Febbraio 2014 | in Lavoro Pubblico, Sindacato | da

I compensi per gli amministratori ed i dirigenti delle società partecipate

Non possono essere corrisposti compensi forfettari né agli amministratori né ai dirigenti ed ai dipendenti delle società partecipate dagli enti locali, lo dice anche la Corte dei Conti della Lombardia.

Ai lavoratori e ai cittadini suggeriamo di pretendere che sui siti internet, in nome della trasparenza, i compensi siano pubblici e soprattutto leggibili da tutti\e, non celati in qualche angolo. La sezione Amministrazione Trasparente è un diritto di tutti e deve contenere tutte le informazioni previste dal D.Lgs. n. 33/2013.

Che gli incarichi nei CdA o come Amministratore nelle partecipate siano una rendita di posizione per molti politici riciclati nel ruolo di managers, è cosa risaputa, ma altro discorso è agire sui compensi per favorire processi di privatizzazione e svendita di aziende pubbliche, e relativo personale, come già si intravede nel programma del neonato governo Renzi.

E allora ben vengano le soglie alle retribuzioni (rapportate all’indennità attribuita per legge al Sindaco del comune socio) anche se il discorso da fare è ben altro, in termini di finalità e strategie di gestione delle aziende pubbliche ossia:

  • le aziende per essere considerate pubbliche devono avere indirizzi precisi in tal senso, permettendo al socio pubblico di esercitare controlli reali, sui fini e sugli obiettivi gestionali, sul reinvestimento degli utili a fini sociali anche attaverso tariffe agevolate, in sostanza proprio l’esatto contrario di quanto sta accadendo;
  • le aziende pubbliche non sono nate per aumentare i profitti e le rendite dei soci privati, ma bensi anche rappresentare una modalità organizzativa e gestionale diversa in funzione di rispondere ai bisogni collettivi;
  • le aziende pubbliche non debbono basarsi sulla contrazione del costo del lavoro e sugli appalti al ribasso;
  • i dirigenti delle aziende pubbliche non possono avere compensi rapportati ad una dinamica delle altre retribuzioni. Gli stipendi dei dirigenti degli enti locali infatti superano anche di 10\13 volte i Cud di un dipendente di medio livello, una situazione inaccettabile fonte di spreco evidente di denaro pubblico e che la politica di governo non ha fatto nulla per impedire. La redistribuzione salariale anche all’ interno delle aziende pubbliche si rende perciò indispensabile, per dare un concreto segnale di equità.

Le partecipate e le società in house applichino pure le regole vigenti per il contenimento degli oneri retributivi ma l’ente locale non si sottragga a dare il buono esempio visto che allo stesso spetta l’onere di mantenere il rapporto fra spesa del personale e spesa corrente (al cui interno va compresa quella del personale delle società partecipate) al di sotto del tetto del 50% (cfr. art. 76 comma 7 d.l. n. 112/2008), una norma che è alla base del blocco di molti servizi, e che deve essere rimossa per spese di primaria rilevanza come quelle legate alla manutenzione di scuole, territorio, istruzione e ambiente.

In sintesi per quanto riguarda le aziende pubbliche o partecipate a prevalente presenza pubblica, occorre avversare una visione che accresce in esse il potere e gli stipendi degli amministratori di nomina politica per riaffermarne invece un ruolo di strumento operativo a servizio della comunità in grado di garantire diritti ed equità sociale.

COBAS PUBBLICO IMPIEGO

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