Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Sui codici di comportamento

Postato il 11 Marzo 2014 | in Lavoro Pubblico, Sindacato | da

Credere , obbedire e combattere
I codici di comportamento sono la tomba della democrazia nei luoghi di lavoro
Cambiamo il codice adottato ai Remaggi

Sui codici siamo già intervenuti con vari documenti, ne segnaliamo solo uno reperibile on line http://www.cobasconfederazionepisa.it/a-proposito-dei-codici-di-comportamento/.

Ormai i codici si assomigliano tutti, sembrano quasi il risultato di una sorta di copia e incolla, per cui potrebbero passare per un semplice adempimento burocratico.

In realtà non è così, perchè l’utilizzo che un domani se ne potrà fare ci riguarda da vicino, perchè rappresentano un’arma contro le lavoratrici e i lavoratori, un’arma che rafforza il potere di controllo “padronale” e che il sindacato dovrebbe disinnescare.

Nei giorni scorsi l’azienda pubblica Servizi alla Persona Matteo Remaggi di Cascin a(Pi) ha pubblicato un codice di comportamento sul quale nessun sindacato confederale ha preso posizione.

Solo i Cobas hanno compreso i pericoli che stanno dietro a questo adempimento, perché le norme dei codici vengono utilizzate o in funzione di colpevolizzare il personale, o allo scopo di limitarne la capacità di critica anche al di fuori del posto di lavoro perché questo potrebbe “nuocere” agli interessi o all’ immagine dell’ Azienda.

Non escludiamo che si tratti di una volontà rivolta a limitare alcuni diritti sindacali e le libertà individuali costituzionalmente garantite, con la scusa del rispetto del “rapporto fiduciale che deve instaurarsi fra il dipendente e l’ amministrazione”.

Ma non possiamo neppure ignorare che i contenuti del testo, si prefiggano l’ intento di poter colpevolizzare il personale, per aumentare a dismisura le possibilità di intervento sanzionatorio repressivo degli organi di direzione in conformità agli indirizzi della presidenza o dei consigli di amministrazione.

I Cobas ritengono giusto e doveroso intervenire e chiedere una revisione del Codice di comportamento in alcuni punti.

All’articolo due\principi generali si vieta al dipendente di nuocere con il proprio comportamento agli interessi e all’immagine del Centro. Nello specifico se un dipendente criticasse la gestione del cda, la esternalizzazione dei servizi, la gestione del personale potrebbe essere soggetto a sanzioni e provedimenti disciplinari ledendo l’immagine della struttura. Noi pensiamo che un dipendente debba avere un rapporto di lavoro esclusivo con la Rsa, ma da qui ad ipotizzare un divieto assoluto di critica, anche al di fuori del proprio orario di lavoro, ci corre grande differenza. Se domani il cda cedesse altre parti alla gestione esterna, la critica sarebbe interpretata come un danno all’immagine?

Cosa vuol dire orientare le proprie azioni secondo i principi di massima economicità ed efficienza? Significa rendere più scadente un servizio? Significa rispondere anche di inefficienze derivanti da scelte sbagliate nell’organizzazione dei servizi? Peraltro certe inefficienze non si potrebbero neppure segnalare, denunciare, perché potrebbero essere considerate “discrezionalmente” come un comportamento che ostacola lo svolgimento dei compiti.

Perchè al codice di dà tanta diffusione quando sul sito internet della Azienda Pubblica di servizi alla Persona non ci sono tutte le informazioni previste dalle normative di legge in materia di trasparenza?

Eppure tutto questo determina responsabilità e conseguenze su certi soggetti.

Non sarà il caso che si vogliano imporre solo doveri senza ricordarsi dei diritti?

E quando si impone il divieto di intrattenere rapporti con gli organi di informazione a cosa si mira? C’è qualcosa da nascondere che si teme possa venir fuori?

Pensiamo che il codice di comportamento debba essere cambiato profondamente in alcune parti nell’interesse dei lavoratori e soprattutto per garantire un clima democratico, eliminando sia tutte quelle parti che impediscono l’ esercizio di diritti individuali costituzionalmente garantiti a chiunque, che ogni contenuto potenzialmente e strumentalmente repressivo per trasformare il personale in soggetti obbedienti che non devono prima di tutto “ vedere, sentire, parlare”.

Alla Rsu, alle altre Organizzazioni sindacali, ai consiglieri comunali di Cascina chiediamo di sostenere queste nostre istanze

COBAS PUBBLICO IMPIEGO PISA

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