October 7, 2024
Quando la legacoop mette sullo stesso piano mafia e conflitto sociale.
Partiamo da un articolo pubblicato su un importante giornale italiano
La redazione bolognese del quotidiano La Repubblica” ha riportato un articolo sconcertante con le dichiarazioni del presidente Emilia Romagna della Legacoop ,Giovanni Monti, per il quale i fenomeni mafiosi con infiltrazioni della malavita organizzata nel mondo cooperativo sono fonte di preoccupazione pari a quella per la radicalizzazione dello scontro sindacale all’interno delle cooperative dellaa logistica.
Sono gravi le dichiarazioni che mettono sullo stesso piano la malavita e le posizioni sindacali radicali ma è ancora più grave il fatto che non si siano levate voci di contestazione dal mondo sindacale e politico.
Quell’ “ugualmente preoccupanti” riferito al fenomeno mafioso e alla radicalizzazione delle lotte sindacali dovrebbe indurre a una riflessione su cosa sia divenuto oggi il mondo cooperativo.
Da quando è scoppiata la rivolta dei facchini sono venute fuori situazioni illegali, di buste paga non veritiere, di maggiorazioni festive e notture non pagate, di una condizione di vita e di lavoro improntata allo sfruttamento selvaggio senza poi ricordare i contratti irregolari e la mancata contrattazione aziendale.
Contro questa situazione, che in certi casi non è azzardato definire di semischiavitù, si sono organizzati i facchini della logistica, in gran parte aderenti al Si Cobas e alla veneta Adl Ciobas ma con forti presenze del Cobas lavoro privato nel bolognese.
Quando leggiamo dichiarazioni che accusano “quei fenomeni di contatto e strumentalizzazione che, trovando terreno fertile all’interno di frange estreme della nostra società, come avvenuto a Bologna, prendono di mira la cooperazione ed il sindacato”. si capisce che l’idea di sindacato della Legacoop è quella di una struttura burocratica, accondiscendente rispetto ai padroni, subalterna ai loro dettami, del resto le condizioni di vita e di lavoro dei tanti migranti che operano nei magazzini è stata per anni caratterizzata da non applicazione dei contratti di lavoro, ore non pagate, una condizione di sfruttamento e di caporalato taciuta dai sindacati cgil cisl uil compiacenti con le aziende e le amministrazioni locali gestite dal Pd.
Legacoop farebbe bene a prestare forte attenzione all’infiltrazione malavitosa nel mondo coperativo e del terzo settore, attenzione alle cooperative di comodo sorte come funghi dove accanto alla violazione dei diritti sindacali ad essere violati sono i codici civili e penali.
Al contrario, la equiparazione tra conflitto e malavita (non senza i tradizionali riferimenti alle mele marce e ai maestri delle strumentalizzazioni che soffierebbero sul fuoco del conflitto) dovrebbe indurci a qualche riflessione su cosa sia oggi il modello cooperativo, sugli interessi che ruotano attorno ad esso e su quanto fuorviante sia la facciata della cooperazione sociale.
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