October 3, 2024
DUE ANALISI DELLA “RIFORMA LETTA” SUL LAVORO
LETTERA APERTA DI P.G. ALLEVA AL SEGRETARIO DEL PD EPIFANI
Alleva è stato per anni a capo della Consulta giuridica della Cgil
“So bene che quello della ‘lettera aperta’ è un genere letterario un po’ polveroso e passato di moda, ma credo di avere, questa volta, due ottime ragioni per farvi ricorso.
La prima è che siamo alla vigilia del più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori, e che nessuno sembra essersene accorto, perché il Governo Letta, che ne è l’autore, ed è espressione del Partito Democratico di cui sei Segretario, l’ha ipocritamente mascherato da semplice misura di supporto all’occupazione giovanile.
Si tratta, nientemeno, che della “liberalizzazione” dei contratti a termine, ossia della istituzionalizzazione e generalizzazione del precariato come normale – e ricattatoria – forma del rapporto di lavoro.
La seconda ragione è che ho lavorato con te per molti anni, quando eri Segretario della CGIL, in qualità, per così dire, di “giuslavorista in capo” (come, in precedenza, avevo fatto con Cofferati e con Trentin), e ti ho sentito ripetere in ogni occasione, in pubblico e in privato, nelle piazze e nei convegni, un concetto importantissimo: che il rilancio dell’economia e dell’occupazione non passa dall’eliminazione dei diritti dei lavoratori, e, soprattutto, non passa dalla distruzione della loro dignità e riduzione ad uno stato di soggezione tramite licenziamenti “liberi” e precariato incontrollato.
Hai sempre, giustamente, rimarcato che è assolutamente falso che licenziamento e precariato “liberi” aumentino, anche minimamente, l’occupazione, che dipende, invece, dalla politica economica e dalla crescita della domanda aggregata.
Lo dimostra, tra l’altro, l’esempio della Spagna, che dopo aver liberalizzato i contratti a termine per i giovani, ha visto aumentare la disoccupazione giovanile ben oltre il 50%, e – aggiungo – lo ha dimostrato anche l’inutile manomissione da parte del Governo Monti–Fornero dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la quale, ovviamente, dopo un anno non ha creato neanche un posto di lavoro in più.
Ma vediamo più da vicino questa micidiale proposta del Governo Letta, come è stata spiegata da anticipazioni di stampa: in sostanza, i contratti di lavoro a termine diverrebbero “acausali” e senza limiti di ripetibilità per i giovani fino a 29 anni, mentre per gli altri lavoratori il “primo” contratto a termine, che la riforma Fornero ha già reso “acausale” con durata fino a 12 mesi, potrebbe prolungarsi a 18 mesi, a 24 mesi o a chissà quando.
“Acausale” significa che il termine automatico di scadenza potrebbe essere apposto al contratto anche senza una specifica ragione o causa, e cioè anche per far fronte e normali e continuative esigenze produttive, e non soltanto quando ricorrano esigenze temporanee.
Ma chiediamoci, allora, perché il datore di lavoro, per sopperire ad esigenze produttive continuative dovrebbe ricorrere non a contratti a tempo indeterminato, come sarebbe naturale, bensì a contratti a termine, e perché le organizzazioni datoriali insistano tanto per introdurre questa anomalia o controsenso.
Per rispondere, bisogna bandire ogni ipocrisia, e riconoscere che non vi è altra ragione che questa: che il contratto a termine, a scadenza automatica e rinnovabile solo se il datore di lavoro lo vuole, gli conferisce uno strapotere contrattuale durante tutto lo svolgimento del rapporto, e mette di fatto fuori gioco lo Statuto del Lavoratori ed ogni altra legge protettiva, che nessun lavoratore precario oserà più invocare per timore di un mancato rinnovo del contratto a termine.
Non per nulla un entusiastico plauso alla “proposta Letta” (o Giovannini) è venuto da una schiera di eminenti giuristi ed avvocati di parte datoriale, che della negazione e del contrasto verso i diritti dei lavoratori hanno fatto la loro professione, nonché la fonte di ingenti fortune personali.
Se passerà la “Riforma Letta” (o Giovannini) tutte le nuove assunzioni saranno a termine, ed il precariato sarà la condizione normale dei lavoratori, privati di tutela e di dignità.
Né si dica che già oggi la maggioranza delle assunzioni avviene mediante contratti a termine o di lavoro somministrato: ciò è vero, ma costituisce semplicemente un’illegalità di massa, perché almeno l’80% di quei contratti è illegittimo, per carenza del presupposto di temporaneità delle esigenze produttive, ed in ogni momento il lavoratore che voglia sottrarsi al ricatto, può denunziare in giudizio l’illegittimità, ottenendo la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato. E nessuno lo sa meglio di te, caro Segretario Epifani, che hai sempre voluto che la CGIL disponesse di una capillare rete di uffici vertenze legali, nei quali centinaia di bravi e motivati attivisti lottano ogni giorno contro l’illegalità.
Puoi, dunque, come Segretario del Partito Democratico – da cui questa disastrosa proposta interamente dipende – consentire all’abolizione, nella sostanza, del diritto del lavoro, che essa renderebbe, in concreto, impraticabile per i lavoratori ormai totalmente precarizzati?
In molti, moltissimi, speriamo e crediamo che non lo permetterai, che farai decadere, anche mettendoti in gioco personalmente, la proposta governativa di “acausalità” dei contratti a termine, che, tra l’altro viola platealmente la Direttiva Europea n. 1999/70, la quale richiede, per la loro legittimità, che siano “determinati da condizioni obiettive”.
Ribadisco che alla presentazione del decreto da parte del Ministro Giovannini mancano poche ore: bisogna, dunque, schierarsi ed agire adesso.”
NOTA di Antonio Moscato (28/06/2013): Sono stupito che di certe cose Alleva non si sia accorto un po’ prima, ma è comunque positivo che dall’interno dell’apparato della CGIL almeno una voce si sia pur tardivamente levata contro la attiva collaborazione al massacro. Ovviamente non condivido le speranze di Alleva in un sussulto della coscienza di Epifani, e ancor meno che si taccia sul ruolo della CGIL, più strettamente che mai complice del PD e del governo di larghe intese…
PACCHI E CACCIABALLE COME SEMPRE SUL LAVORO
di GIORGIO CREMASCHI, 27/06/2013
A ben guardare sulla stampa, le uniche soddisfazioni visibili per i provvedimenti del governo sul lavoro, a parte che da Letta stesso, vengono da Berlusconi e dai gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL.
Berlusconi è andato da Letta e poi dal capo dello Stato, il quale evidentemente non ha problemi a ricevere frequentemente un pluricondannato per reati gravissimi, e ha espresso pieno sostegno al governo e al suo operato. Se evidentemente così il capo del PDL cerca di far dimenticare i devastanti guai con la giustizia, i gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL mostrano ancora una volta di aver dimenticato cosa deve dire e fare un sindacato in momenti come questi. In Portogallo oggi si sciopera contro l’austerità, qui da noi i leader dei grandi sindacati approvano misure ridicole che stanno alle politiche di austerità come una ciliegina vecchia su una torta andata a male.
Il provvedimento del governo non riduce di una sola unità l’ammontare complessivo della disoccupazione, ma semplicemente la ridistribuisce in piccola quota.
Il ministro Giovannini, che come ex capo dell’ISTAT sa come far ballare i numeri davanti a mass media ottusi e bendisposti, ha detto che questa misura ridurrà del 2% la disoccupazione giovanile sotto i trent’anni e subito il suo annuncio è stato rilanciato come un fatto enorme.
Facciamo un piccolo conto. Il governo ha annunciato che con i suoi provvedimenti ci saranno 200.000 assunzioni di giovani. Se questo fosse vero e, come dice Giovannini, corrispondesse ad un calo del 2% dell’ammontare complessivo della disoccupazione giovanile, vorrebbe dire che questa assomma a ben 10 milioni di persone, un numero forse superiore a tutta la popolazione tra i 18 e i 30 anni… Evidentemente non è così e Giovannini ci dice tra le righe, dove i mass media di regime non guardano e non fanno guardare, che la riduzione della disoccupazione giovanile sarà molto inferiore alle assunzioni previste, diciamo a spanne attorno a un decimo.
Quindi la disoccupazione giovanile viene ridotta di 20000 persone. È le altre 180.000?
Ammesso che si verifichino tutte, esse saranno chiaramente assunzioni di giovani che non riducono la disoccupazione perché le aziende avevano già programmato di farle.
Tito Boeri sulla Repubblica afferma che le attuali assunzioni di giovani sono 120.000 al mese. Il programma del governo è scaglionato su 4 anni… Quindi i soldi pubblici andranno soprattutto a quelle medie e grandi aziende che vanno meglio di altre e che avevano comunque bisogno di assumere. Un puro regalo.
Ma i 20.000 di Giovannini? Beh, temo che a quelli corrispondano altrettanti licenziamenti per lavoratrici e lavoratori di altre fasce di età.Non bisogna mai dimenticare infatti che tutti gli indicatori economici dicono che la disoccupazione complessiva aumenterà.
Quindi i posti di lavoro che si perdono sono di più di quelli che si creano e se si incentivano le assunzioni per una certa fascia di età, ovviamente altre generazioni vengono licenziate di piùIn concreto avremo aziende che si libereranno delle e dei dipendenti con più di 50 anni per assumere giovani che pagano con un salario molto basso e sui quali sono sgravate dai contributi. E siccome si va in pensione a 70 anni e ci sono già schiere di esodati, è chiaro che le aziende licenzieranno per assumere.
È la famosa staffetta generazionale, condannata da quella associazione sovversiva che è l’Organizzazione del lavoro delle Nazioni Unite. Perché, afferma l’ILO, in realtà distrugge lavoro buono e reddito.
Quindi la sostanza è che le misure del governo daranno qualche piccolo risultato nella direzione voluta solo se verranno licenziati padri e madri per far posto ai figli.
In una condizione di crisi e recessione ci sono solo due modi per ridurre davvero la disoccupazione. Il primo e fare investimenti che creino lavoro aggiuntivo, il secondo è quello di ridurre l’orario tra gli occupati per redistribuire il lavoro tra più persone.
Il governo rifiuta entrambe queste vie nel nome dell’austerità europea, e dunque può solo tirare la coperta sempre più stretta da un lato o dall’altro, aumentando la precarietà e la disoccupazione complessiva.
Non è un caso che il piano giovani sia accompagnato dalla davvero notevole impresa di essere riusciti a peggiorare la legge Fornero, agevolando ancor di più le assunzioni a termine e senza controllo. Le ricette sul lavoro del governo Letta sono dunque le solite misure liberiste che si adottano in tutta Europa, con fallimento progressivo. Il paese che da più anni governa il mercato del lavoro con pacchetti di misure come quelle appena decise è la Spagna: l’unico grande stato europeo con una disoccupazione complessiva e giovanile superiore alla nostra.
Quindi queste misure falliranno e sprecheranno, come tutte le politiche del lavoro degli ultimi venti anni che ora sono ben sintetizzate da un governo che raccoglie il fallimento della destra e quello del centrosinistra.
Del resto questa sintesi fallimentare non si esprime solo sul lavoro. Su tutto il governo delle larghe intese o rinvia, o vende fumo, o fa il gioco delle tre carte.
Si rinvia l’IVA e intanto si aumentano le tasse qua e là. Si vota una pausa di riflessione parlamentare sugli F 35 e la si fa coincidere con una pausa dei lavori prevista dal contratto di acquisto degli aerei, che viene confermato.
Si rinvia, si confezionano pacchi mediatici, si cacciano balle con la faccia seria e rigorosa.
Forse la soddisfazione di Berlusconi è più di fondo: se lui è al tramonto, la sua eredità culturale e politica si consolida nel regime delle larghe intese.
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