November 4, 2024
L’irruzione all’interno del cosiddetto “limite invalicabile” fa parte della storia del movimento sardo per la liberazione dalla servitù militare, sin dall’occupazione delle terre di Pratobello, Orgosolo 1969.
L’invasione del poligono di Capo Frasca, il 13 settembre scorso, ha rappresentato un momento importante di rilancio per questa pratica, una ripresa che ha contribuito a ottenere importanti risultati, come la riduzione delle giornate di bombardamento e l’annullamento o lo spostamento di tre imponenti esercitazioni militari internazionali.
Questi recenti successi devono aver provocato non pochi pensieri e preoccupazioni alle autorità politiche e militari, e questo probabilmente spiega l’atteggiamento duro e provocatorio che la polizia ha tenuto nella giornata dell’11 giugno. Infatti il corteo è stato caricato appena pochi minuti dopo il suo arrivo alle reti dell’aeroporto.
Di fronte alle aggressioni, alle provocazioni poliziesche, alle ripetute cariche e ai lanci di pietre da parte dei militari, i manifestanti hanno dato prova di grande dignità e determinazione resistendo a lungo, mantenendo la pressione lungo il perimetro della base e rifluendo tutti insieme.
A questa bella giornata di lotta, cui hanno partecipato gruppi e individui da tutta l’isola e dal resto d’Italia, sono seguite dichiarazioni minacciose delle autorità di polizia, che parlano di “massacro” per poco evitato, arresti imminenti e vaneggiano di “infiltrati black bloc” spuntati nel bel mezzo delle campagne decimesi.
Questo patetico tentativo di criminalizzazione non può fermare la volontà di liberazione che anima il nostro movimento né cambiare le nostre strategie perché chi vive di guerra non va lasciato in pace.
Stiano sicuri questi signori che faremo di tutto affinché “non sussistano le condizioni per operare con serenità”, preoccupatevi.
Rete no basi né qui né altrove
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Significativa partecipazione alla manifestazione odierna contro le basi militari a Decimonannu. Il corteo promosso dal comitato “No basi ne qui né altrove”, e composto di diverse centinaia di partecipanti, ha svolto un ampio percorso dal parco di Santa Greca lungo la provinciale sino a giungere al perimetro della base militare.
Nell’ultimo tratto il corteo è stato accompagnato da poliziotti in tenuta antisommossa che davanti alla base si sono adoperati in cariche a freddo che hanno provocato tensione tra i partecipanti e contusioni, senza che per altro nessuno dei manifestanti avesse sconfinato nella base.
L’appello dei partecipanti alla legittimità della protesta ha evitato conseguenze peggiori. Immediatamente prima del rientro alcuni partecipanti hanno sfogato l’esasperazione in un breve lancio di pietre rimbalzate contro gli scudi e gli elmi dei poliziotti.
I filmati mandati in onda dal TG 3 in serata, sono stati evidentemente forniti dalla questura, visto che né il TG 3 né altre testate giornalistiche erano presenti all’arrivo del corteo, pertanto non spiegano questa dinamica ma parlano strumentalmente di black block (stessa cosa per i comunicati dell’Ansa), facendo leva su luoghi comuni scorretti e fuorvianti.
Un gruppo di partecipanti
A proposito della manifestazione dell’11 giugno contro le basi e delle notizie diffuse da alcune reti televisive (RAI3, Sardegna1 e Videolina). Noi eravamo presenti. E’ stata una manifestazione partecipata, pacifica e gioiosa anche se disturbata dal continuo volteggiare di elicotteri che ci ronzavano intorno e dalla presenza eccessiva ed opprimente della polizia. Arrivati nei pressi della base notiamo la presenza di un numero
rilevante di poliziotti in tenuta antisommossa, pronti all’attacco. Ci chiediamo se in uno stato democratico una pacifica manifestazione possa essere intimidita e minacciata dalla presenza di un esercito in assetto di guerra! Arrivati alla recinzione della base un gruppo di manifestanti poggia le mani sulla rete e urla slogan contro le basi. E’ a questo punto che avviene l’inimmaginabile.
La polizia si avvicina minacciosa e ‘a freddo’ carica, in uno scenario incredibile: i poliziotti si scatenano a picchiare, minacciare e manganellare; noi impotenti urliamo “vergogna!” “Picchiatori”
“perchè attaccate una manifestazione pacifica?”etc.., sconvolti da tali fatti e molto arrabbiati per la brutalità e violenza cui assistevamo. Loro continuano a picchiare! Noi urliamo a voce sempre più alta e vola anche qualche pietra, senza peraltro raggiungere l’ obiettivo e con il palese intento di bloccare tanta violenza. In un attimo siamo stati tutti circondati e contemporaneamente si è scatenata la caccia ai pochi che tentavano di avvicinarsi nuovamente alla recinzione della base.
Alcuni manifestanti avevano l’intento di aprire varchi? Non lo sappiamo e comunque non è rilevante e non ci interessa. Chi era presente ha visto violenze solo verso i manifestanti e i contusi e feriti sono stati tra noi; dopo di che si è scatenata la rabbia. Ma il nostro sdegno non finisce qui!
purtroppo conosciamo quale è spesso l’agire delle “forze dell’ordine”. E’ stato ancora più bruciante, seguendo i vari notiziari dell’ 11/06, sentire notizie false e tendenziose: c’erano più di 100 blackbloc
venuti da non so dove; le forze di polizia sono state aggredite; tra le forze di polizia 11 contusi (ma dove erano? Noi abbiamo visto solo manifestanti feriti!) e, come conclusione, un elogio della professionalità della polizia ed un ringraziamento per aver scongiurato una strage!! I
vari servizi non sono accompagnati da alcuna ripresa sulle cariche della polizia e nessun giornalista o fotografo delle vostre reti, che ci risulti, era presente. Quindi come potete asserire che i poliziotti sono stati aggrediti e, grazie a loro, si è scongiurato un grave pericolo? E’ forse
“democrazia” criminalizzare il dissenso diffondendo notizie false? E’ forse “alta professionalità” manganellare pacifici manifestanti? Appare evidente quale sia stata la fonte ‘unica’ delle vostre notizie. Siamo molto indignate. Vergognatevi.
Rosalba, Dina e Pierluisa
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