Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

A proposito di negrieri e di migranti

Postato il 27 Aprile 2015 | in Italia, Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

ManiEquiparare scafisti e negrieri, comporta come corollario equiparare migranti e schiavi.

Ora, riflettendo solo un attimo, si scopre che mentre lo schiavo non desiderava mai, in alcun modo, essere tale (e difatti per mantenerlo in questa condizione, occorrevano da un lato le catene, dall’altro distanze immense fra il luogo del rapimento e la destinazione finale), il migrante vuole imbarcarsi, e difatti nessuno lo incatena perché non ve n’è bisogno.

Per conseguenza, pensare che ciò che urge , sarebbe colpire gli scafisti, così come un tempo si impiccavano i negrieri, è totalmente illusorio. Se anche venissero affondati tutti i natanti del mediterraneo, arriverebbero a piedi, a nuoto, usando zattere fatte di bottiglie di plastica vuote.

Pensare di contrastare il flusso degli immigranti, è parte del delirio statalista che si immagina di sottomettere la volontà degli individui alle leggi e alle proibizioni. Obiettivo mai raggiunto in passato e che mai verrà ottenuto nel futuro.

 La libertà vince sempre

Da più parti, nell’occasione dei ricorrenti disastri marittimi nel Mediterraneo, si è fatto riferimento alla lunga storia di emigrazione degli europei, e degli italiani in particolare, nei secoli passati.

 E’ un parallelo fuorviante.

Innanzi tutto, quegli emigranti d’un tempo, salvo qualche eccezione disgraziata, arrivavano sani e salvi a destinazione; a parte ciò, pagavano una somma elevata per il passaggio ma non spropositata; ma soprattutto non venivano molestati dalle autorità in nessuna delle tappe del trasferimento. In compenso, una volta sbarcati, nessuno si occupava di loro. Stava a loro trovare lavoro, alloggio, sistemazione.

Erano, per quanto lo si potesse essere in un ambito capitalista, LIBERI, tanto quanto qualsiasi cittadino del paese di destinazione.

Viceversa, i migranti di oggi rischiano la vita su imbarcazioni ogni giorno più inadeguate, pagano somme incredibili per il passaggio, affidandosi a traghettatori del tutto impropri: se arrivano a destinazione vengono blindati dentro strutture carcerarie e gestiti alla maniera dei forzati. Moltissimi muoiono, non perché il tratto di mare sia più pericoloso di altri, ma perché il viaggio è ostacolato in ogni modo, costringendoli a volgersi a mezzi raffazzonati. Né potrebbe essere diverso, visto che si sa che i natanti saranno sequestrati all’arrivo.

In sostanza, un tempo la migrazione era consentita; oggi è interdetta. Il risultato è che la gente migra come un tempo, ma i costi e le difficoltà aumentano a dismisura.

Ciò che ammazza i migranti e li costringe in ogni caso a un’esistenza meschina, è il proibizionismo: basterebbe liberalizzare gli accessi, rinunciando alla pretesa assurda di governarli, e la mortalità di questi viaggi si farebbe prossima allo zero.

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