October 3, 2024
Siamo lavoratori\trici, delegati\e del cobas e guardiamo con profonda preoccupazione lo stato di crisi in cui si dibatte il sindacato, quello di base incluso.
Le nostre riflessioni non vogliono essere esaustive, del resto restano fuori argomenti di primaria rilevanza quale la rappresentanza, il diritto di sciopero, la riforma della pubblica amministrazione. Dalla nostra esperienza scaturiscono alcuni spunti…
La crisi non compresa e men che mai analizzata
Alla base della crisi ci sta una analisi errata della fase, della crisi con le sue profonde e variegate ripercussioni ma anche le stesse pratiche sindacali. Il rapporto con le rsu non funziona piu’ da tempo, essendosi accentuato negli Enti il ruolo di rappresentanza in funzione di aspettative settoriali espressione di interessi e rivendicazioni individuali e non collettive.
Tutto cio’ indebolisce la portata del secondo livello contrattuale alimentando non una vertenzialità nei confronti delle controparti sul modello di salvaguardia e tutela universale dei pubblici servizi e dei connessi diritti ma piuttosto concorrenzialità singola in ordine all’ applicazione degli istituti contrattuali
Sulla contrattazione nazionale rinviamo a quanto scritto negli ultimi anni: la contrattazione è stata ridotta ai minimi termini a colpi di decreti legislativi, le materie oggetto di trattativa sono diventate solo oggetto di concertazione e oggi siamo scivolati solo alla mera informazione
I nostri limiti
Si perde ogni attenzione all’aspetto normativo, alle riorganizzazioni dei servizi per concentrare l’ attenzione del personale prevalentemente sugli aspetti economici mettendo in contrapposizione settori e lavoratori\trici di una stessa direzione (per guadagnare una indennità), subalterni al motto padronale divide et impera.
Anni di blocco contrattuale, salari fermi, una contrattazione ingessata e condotta solo sulla difensiva per salvaguardare gli ultimi spazi di tenuta salariale, lo stravolgimento delle normative a colpi di decreti legge (dalla brunetta al Jobs act) hanno costruito le basi per lo smantellamento dei servizi pubblici, sono propedeutici a licenziamenti e mobilità di massa. Purtroppo questi processi avvengono senza una opposizione degna di nota relegandoci ad un ruolo di denuncia e di controinformazione che non si traduce in percorsi aggregativi, di opposizione sindacale capace di produrre conflitti tali che sviluppino anche un progetto politico alternativo che ha bisogno a sua volte di pratiche sindacali, sociali rinnovate.
Lo smantellamento delle province, di numerose aziende partecipate, l’accorpamento delle camere di commercio determinano la cancellazione di migliaia di posti di lavoro inclusi gli appalti dove operano, con contratti sfavorevoli, tanti lavoratori e lavoratrici che vengono strumentalmente utilizzati per alimentare una contrapposizione fra tutelati non tutelati utile per diminuire in prospettiva diritti e tutele contrattuali.
La soppressione delle province e lo smantellamento della sanità sono dirimenti
Un banco di prova sarà la riduzione dei posti di lavoro nella sanità con riforme regionali che hanno come linea comune il taglio dei posti di letto, l’accorpamento delle aziende e la distruzione del diritto universale alla salute
Neppure una iniziativa finalizzata a non applicare i decreti del jobs act nei cambi di appalto pubblici (per esempio le tutele crescenti) è stata intrapresa (dal seminario di pisa sul jobs act era emersa questa proposta) , vige ormai la logica perdente della divisione in comparti che dovrebbe essere messa in discussione da noi tutti\e e non assecondata. Di conseguenza il personale delle partecipate è abbandonato al suo destino.
Analogo discorso va fatto per le province, le camere di commercio ma anche per la sanità che in ogni regione sta subendo profondi cambiamenti che si ripercuotono sul diritto alla salute e allo stesso tempo stravolgono ruoli e funzioni del personale sanitario, dimenticando che il problema fondamentale dei costi è rappresentato dai farmaci, ovvero dagli interessi delle multinazionali che di fatto incidono indirettamente anche sugli assetti organizzativi delle strutture sanitarie diminuendo le potenzialità di assistenza.
Il lavoro gratuito
Anni fa scrivevamo che il lavoro gratuito del terzo settore, la ricattabilità nelle cooperative erano alla base di un nuovo stato sociale ridimensionato e destinato alla gestione profit di quelli che un tempo erano riconosciuti diritti universali.
Nel pubblico impiego gli stages formativi sono l’esempio del lavoro gratuito per la non rispondenza tra obiettivi formativi e il lavoro effettivamente svolto nell’Ente.
Le sconfitte di queste anni hanno generato la paralisi delle iniziative sindacali e alla base della stessa, a nostro avviso, c’è la mancata riflessione sulle ragioni dello smantellamento dei servizi pubblici, e un accorpamento autoritario centralista di ruoli e centri decisionali a livello di Governo che hanno determinato la scomparsa di ogni autonomia di ruolo da parte degli enti locali e regionali.
Se non si comprende la gravità della situazione e le sue ripercussioni su lavoratori e servizi non ci si interroga neppure sulla opportunità di convogliare forze e iniziative verso alcuni obiettivi comuni
Il vivacchiare regna ormai sovrano e anche in ambito sindacale produce una subalternità alle rsu che sono per lo piu’ lo specchio delle politiche di cgil cisl uil\autonomi , orfani della fine della concertazione, ma bisognosi di salvaguardare il potere degli enti bilaterali, dei patronati, dei caf.
I delegati sindacali di base che si sono limitati ad un ruolo interno alle rsu non hanno costruito opposizione nel loro ente perchè la loro azione sindacale era destinata all’insuccesso e all’isolamento con un ruolo marginale e tutto interno, di critica ma non di sradicamento dei meccanismi di consenso verso i sindacati ex concertativi, di chiusura in una dinamica sindacale angusta.
Il nostro appello, allora, si prefigge pochi obiettivi, per esempio
– partiamo dalla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro con un convegno a Pisa il giorno 16 maggio (ma l’inizio della nostra riflessione, lo ripetiamo per chi non lo avesse capito, è con la proposta di non applicare le tutele crescenti nei cambi di appalto) perché la difesa della nostra salute vuole anche rimettere in discussione la organizzazione del lavoro, dei turni, dei tempi di lavoro , dei documenti di valutazione del rischio costruiti per ottemperare obblighi di legge ma sempre meno rispondenti alla realtà che viviamo ogni giorno. Uscire dal convegno con alcune idee e una pratica comune che ci permetta anche di organizzare comuni percorsi con la cittadinanza in difesa dei servizi pubblici e per la loro accessibilità a tutti\e;
– una valutazione su come si vanno trasformando gli enti locali, la sanità, il servizio pubblico, sul ruolo del sindacato di base e un collegamento stretto con le istanze sociali e sulla possibilità di tenerle insieme in un unica vertenza che induca un progetto politico riappropriandosi degli spazi di democrazia a partire dai diritti sociali e del lavoro . Su questo argomento pensiamo di produrre alcune analisi a giugno e di organizzare per settembre un convegno
L’idea nostra è di aprire a tutti\e, cobas e non, lavoratori e cittadini, questi percorsi analitici e di lotta perché la comprensione della realtà che ci circondi (a partire da sanità, province, enti locali e camere di commercio) produca un agire sindacale piu’ incisivo e sappia anche farsi promotore di comuni percorsi con le realtà sociali.
O intraprendiamo questa strada, consapevoli che il nostro ruolo non è solo quelli di farci eleggere in rsu o di fare controinformazione, o da qui a poco tempo saremo destinati a rinchiuderci in una riserva e la storia insegna che nelle riserve siamo destinati a perire
Cobas Pubblico Impiego Pisa
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