Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Odissea precaria nella Pubblica Amministrazione

Postato il 16 Luglio 2013 | in Lavoro Pubblico, Sindacato | da

Nelle settimane scorse il governo ha allungato di cinque mesi la scadenza dei contratti di lavoro dei precari, prevista per il 31 luglio ma prorogata al 31\12\ 2013.

Ma attenzione: la proroga è servita solo al Governo e all’Aran che si sono ben guardati dal costruire una anagrafe dei precari all’interno della Pubblica amministrazione per avviare un percorso di confronto finalizzato alla stabilizzazione di questi lavoratori\trici.

Il Governo sa bene che i precari della Pa sono aumentati a dismisura, i soli a non essersene accorti sono Cgil Cisl Uil che ben poco fanno per la stabilizzazione.

I dati alla mano parlano di oltre 114 mila precari, dei quali il 76% con contratti a tempo determinato, 18mila lavoratori socialmente utili, circa 10 mila i contratti di somministrazione, non pervenuti i rapporti di formazione e lavoro.

Ma dal provvedimento del Governo sono stati esclusi i 200 mila precari della scuola. La Pubblica amministrazione (inclusi scuola e università) sono sempre più una fabbrica della precarietà, i contratti flessibili per l’aran riguardano quasi 320 mila lavoratori ma le proroghe del governo ne lasciano fuori circa 206 mila.

In un rapporto di qualche mese fa la Cgia di Mestre (http://www.cgiamestre.com/2012/07/precari-in-italia-vivono-con-836-euro-al-mese/) scriveva In numero assoluto i precari italiani sono 3.315.580 unità: lo stipendio è mediamente di 836 euro netti al mese ( 927 euro mensili per i maschi e 759 euro per le donne), solo il 15% è laureato, la Pubblica amministrazione è il suo principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavora nel Mezzogiorno (35,18% del totale).

E’ tempo che i precari si organizzino per non subire le decisioni di Governo e Cgil Cisl Uil che hanno mostrato ben poca attenzione alle loro condizioni di sfruttamento e ricattabilità, senza precariato i servizi pubblici non erogherebbero servizi. Organizzarsi per essere riconosciuti come forza di contrattazione in ogni ente, non delegare a chi in questi anni ha fatto solo promesse accettando il blocco dei salari e dei contratti, chi è pronto a svendere contratti e posti di lavoro in cambio di niente .

Cobas Pubblico Impiego

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