December 13, 2024
1. Dei tanti, importanti strumenti di cui si è parlato questo pomeriggio, certamente la vigilanza sui luoghi di lavoro è quello che solleva maggiori perplessità e qualche volta contrapposizioni di non poco conto.
E si capisce che sia così, dal momento che la vigilanza è ritenuta da molti uno strumento di controllo molto invasivo nei confronti delle aziende e quasi l’anticamera del processo penale per le sue indubbie potenzialità repressive. Non è raro, e lo abbiamo sentito molte volte durante i dibattiti sul nuovo TU della sicurezza, che i datori di lavoro reclamino una svolta nel rapporto tra i servizi pubblici di controllo e le aziende: più che le contestazioni si vorrebbe un approccio più dolce; insomma più bonari avvertimenti e meno contravvenzioni.
Devo dire che chi abbia una certa età e anche qualche esperienza non può che restare sorpreso dell’insofferenza che si manifesta per l’azione di vigilanza degli organismi pubblici. Perché la storia della prevenzione sui luoghi di lavoro in Italia, se considerata con il necessario distacco, ci dice che da sempre, e certamente dalla metà degli anni ’50, esiste nel nostro Paese una grossa questione nazionale: il problema della vigilanza. La quale non è mai stata adeguatamente praticata dagli organismi pubblici, sia quando spettava all’Ispettorati provinciali del Lavoro, sia quando è passata ai Servizi di Prevenzione sui luoghi di lavoro delle USL e poi delle ASL. Intendiamoci, non voglio dire che nessuna azienda sia mai stata visitata: il punto è quante lo siano state e in quali occasioni e con quali criteri.
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