Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

La parabola della rivoluzione fallita

Postato il 7 Settembre 2013 | in Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

Riceviamo e pubblichiamo dalla Voce del Serchio

Cronologia della crisi egiziana dalla primavera araba al ritorno al potere dei militari

2011

25 gennaio: la Primavera Araba, iniziata il 18 dicembre 2010 in Tunisia, contagia anche l’Egitto. Scoppiano le prime manifestazioni di protesta contro il regime di Mubarak in piazza Tahrir da parte dei giovani e della componente laico-progressista del paese.

11 febbraio: sotto la pressione delle proteste di piazza Tahrir, vanamente represse dal regime (circa 1.000 morti), Mubarak dopo 30 anni di presidenza lascia il potere che viene assunto ad interim dal Consiglio Superiore delle Forze Armate. La giunta militare si assume l’onere di gestire la transizione del paese verso la democrazia, mantendolo, però, nella sfera d’influenza statunitense. L’esercito, a seguito degli Accoridi Camp David del 1979 con Israele, riceve un finanziamento annuo di 1,3 miliardi di $. “Cambiamento politico nella continuità geopolitica”.

2012

Autunno/inverno: in varie tornate elettorali si svolgono le prime elezioni democratiche legislative alle quali partecipano ben di 30.000.000 di elettori. Vittoria dei partiti islamisti che, oltre ad essere stati esclusi a lungo dalla vita politica repubblicana, non avevano partecipato alle rivolte contro Mubarak. Il partito “Libertà e giustizia”, islamisti moderati espressione dei Fratelli Musulmani: 40%. I Salafiti di al-Nur, estremisti: 20%. Sconfitti, anche a causa delle divisioni, i partiti laici.

Maggio/giugno: Mohammed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani, si impone col 51% dei voti sul candidato del vecchio regime e dell’esercito il gen. Ahmed Shafiq, al secondo turno delle elezioni presidenziali. Shafiq è stato l’ultimo premier dell’era Mubarak. Al primo turno Morsi aveva ottenuto solo ¼ dei suffragi, ma riesce a conseguire una risicata vittoria grazie all’appoggio delle forze politiche e sociali che rifiutavano il ritorno di Shafiq, in primis i meno abbienti e i partiti progressisti.

Dicembre: approvazione della nuova costituzione che, come quelle degli altri paesi arabi, indica l’islam come religione ufficiale di stato. Prevede l’esclusione dalla vita politica degli esponenti del Partito nazionale democratico (Pnd) di Mubarak per 10 anni. L’articolo 219 introduceva, seppur in modo vago, l’applicazione della legge islamica (Sharia) nell’ordinamento giuridico egiziano.

2013

30 giugno: oceaniche manifestazioni di piazza organizzate dal movimento Tamarrod a cui partecipano milioni di persone chiedono le dimissioni di Morsi. L’esercito lancia un ultimatum al governo ufficialmente nel tentativo di trovare una soluzione politica.

3 luglio: colpo di stato militare, il generale Abdel Al-Sisi, ministro della difesa in carica, destituisce e arresta il presidente Morsi insieme ai vertici dei Fratelli. Il giudice Adli Mansour nominato presidente ma è Al-Sisi ad assumere le redini del nuovo corso.

8 luglio: repressa con violenza una manifestazione pro Morsi provocando 60 morti.

16 luglio: sostenuto dai militari entra in carica un governo provvisorio: premier l’economista el Beblawi, vicepremier, ministro della difesa e comandante delle Forze Armate Al-Sisi e vicepresidente il moderato el Baradei già Nobel per la pace.

26 luglio: grande manifestazione a favore del gen Al-Sisi. Morsi è accusato di omicidio e di collaborazione con il gruppo fondamentalista palestinese Hamas.

27 luglio: negli scontri con i sostenitori di Morsi, alla moschea Rabaa al Adawiya in piazza Ramses al Cairo, muoiono 80 persone.

14 agosto: al Cairo le forze di sicurezza in assetto antisommossa sgomberano 2 accampamenti di protesta dei sostenitori di Morsi nelle piazze Ramses e al Nahda, scatenando scontri in tutto il paese che provocano 600 morti (2.000 secondo i Fratelli), la maggior parte colpiti dai cecchini alla testa e al torace. In risposta militanti islamici decine devastano chiese e istituzioni cristiane. El Baradei non condividendo le brutali violenze, rassegna le dimissioni e rifugia in Austria. Dichiarato, per un mese, lo stato di emergenza. Stabilito un controllo totale sui media.

16 agosto: nuove proteste dei Fratelli con scontri in tutto il paese che provocano 173 morti. Decapitata la leadership dei Fratelli: arrestati oltre 1.000 esponenti.

19 agosto: nel Sinai 24 poliziotti uccisi in un attacco. Vicino al Cairo 36 detenuti islamisti muoiono in circostanze poco chiare durante il trasferimento ad altro carcere.

20 agosto: arrestato Mohamed Badie, la guida suprema dei Fratelli. El Baradei è accusato dai militari di aver tradito la fiducia della nazione per essersi dimesso.

21 agosto: la Corte penale concede la libertà condizionale all’ex dittatore Mubarak prosciogliendolo dalla condanna per corruzione e abuso di potere, mentre Morsi eletto democraticamente resta nel carcere di Tora, lo stesso dal quale è uscito Mubarak. Proteste dei Fratelli. L’ex dittatore era stato condannato all’ergastolo nel giugno 2012 per l’uccisione di circa 900 persone durante la rivoluzione ma il 13 gennaio 2013 la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza disponendo la ripetizione del processo. L’Unione Europea restringe le esportazioni di armi verso l’Egitto.

24 agosto: la bozza di riforma costituzionale sottoposta alla Commissione tecnica composta da 50 membri, prevede che gli esponenti del vecchio regime (Pnd) rilasciati o non condannati in via definitiva possono di nuovo far politica, vengono banditi i partiti che incoraggiano alla discriminazione religiosa e stralciato l’articolo 219 che fa riferimento all’applicazione della Sharia nell’ordinamento giuridico, passaggio al monocameralismo con cancellazione della Camera alta (Shura).

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