November 4, 2024
Già oggi i padroni tra sgravi fiscali e agevolazioni varie beneficiano di notevoli aiuti in caso di assunzioni a tempo indeterminato e nei primi tre anni di contratto avranno piena libertà di licenziamento; conti alla mano, tra sgravi e costo del lavoro, anche con il pagamento di qualche mensilità di buona uscita andrebbero a guadagnarci come denunciato da studi condotti da alcune organizzazioni sindacali.Un domani poi i padroni potranno fare ulteriori considerazioni per licenziare la forza lavoro logorata. Da alcune statistiche si evince che in numerosi settori crescono le malattie professionali (spesso e volentieri non riconosciute come tali) , aumentano i casi di lavoratori e lavoratrici alle prese con prescrizioni che ne limitano la attività lavorativa (e da qui nascono le continue minacce e pressioni perchè il lavoratore accetti-sotto il ricatto del licenziamento- di autoridursi lo stipendio passando alla occorrenza dal full al part time).
La produttività di un lavoratore sopra i 50 anni è in calo e sostituirlo con un dipendente piu’ giovane, sfruttabile e produttivo sarebbe un guadagno potendo liquidare con pochi soldi e senza alcun contenzioso legale il lavoratore anziano.
E attenzione : con lo sfruttamento sempre piu’ intensivo crescerà il logoramento della forza lavoro.
Di conseguenza, un domani il licenziamento del giovane di oggi, nel frattempo superati i 50 anni e con numerosi acciacchi, sarà sicuramente un affare per imprese e cooperative
Proviamo quindi a riassumere
il giovane di oggi è sfruttato, mal pagato (le deroghe ai contratti nazionali sono ormai sempre piu’ diffuse), facilmente licenziabile
il giovane di oggi diventerà un lavoratore anziano logorato e licenziabile
il giovane di oggi avrà una pensione calcolata con il sistema contributivo (sull’intera vita lavorativa con anni di contributi leggeri se non addirittura inesistenti) e percepirà un assegno previdenziale da fame. Tenete conto poi che lo stesso giovane non avrà uno stipendio degno di questo nome se non dopo 35 anni di età e dalla precarietà e assenza di lavoro dipende il calo demografico e la permanenza nelle famiglie, non certo da qualche interpretazione bizzarra dettata da sociologi da strapazzo nei talk show(giovani bamboccioni e mammoni per usare i luoghi comuni piu’ conosciuti).
Leggi tutto l’articolo di Federico Giusti al seguente indirizzo:
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