October 8, 2024
La crisi economica iniziata nel 2007/08, la più grave registrata dal sistema capitalistico dopo quella del 29′, ha provocato una lunga e accentuata recessione dalla quale gli stati sviluppati sono usciti in ordine sparso dopo il 2010, con gli Stati Uniti in testa grazie alle politiche di bilancio espansive attuate da Obama, caratterizzate da un forte intervento dello stato nell’economia. Nell’area dell’Euro, invece, il modello neoliberista associato alle politiche di austerity ha prodotto il duplice risultato di allungare i tempi di uscita della crisi e di aumentare sensibilmente le sperequazioni sociali. Queste ultime già in trend crescente durante il periodo della recessione hanno continuato ad aumentare nel nostro paese anche quando la variazione del Pil è tornata in campo positivo. Lo scorso anno nonostante la crescita, secondo l’Istat, si sia attestata allo 0,9%, nel nostro paese sono aumentate sia le disparità di reddito che la povertà e l’esclusione sociale. Può risultare quindi riduttivo limitare l’analisi al solo indicatore macroeconomico in quanto può fornire indicazioni fuorvianti delle effettive condizioni del paese se non incrociato con altri di natura sociale. Questi ultimi infatti, secondo il report dell’Istat su “Condizioni di vita e reddito”, fotografano una grave crisi sociale in atto in cui, a causa dei tagli al Welfare state, le persone a rischio esclusione sociale risultano quasi 1 su 3 e addirittura 1 su 2 nel Mezzogiorno e che l’aumento della ricchezza prodotta, in assenza di politiche fiscali redistributive, finisce esclusivamente nelle tasche del 20% più ricco della popolazione aumentando le disparità di reddito. Infatti il coefficiente Gini, che misura le disparità di reddito, in Italia risulta in aumento e strutturalmente al di sopra della media dei paesi dell’Ue.
Leggi tutto l’articolo di Andrea Vento del GIGA nel documento in allegato:
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