Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Il Tfr in busta paga? Non conviene. Testimonianze contro

Postato il 17 Marzo 2015 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

tfr-cos-e-come-si-calcolaAi sindacati arrivano in questi giorni decine di domande da lavoratrici e lavoratori sul trattamento di fine rapporto in busta paga. Il motivo? Crisi di liquidità e perdita di potere di acquisto, le famiglie italiane vivono la peggiore crisi da 50 anni a questa parte.

I Cobas pisani hanno raccolto alcune testimonianze della disperazione ormai dilagante. Ciro ha 55 anni, è inseguito da Equitalia per non avere pagato Inail e Inps nella sua precedente attività di falegname, il suo stipendio falcidiato da due prestiti, a fine mese con 850 euro nonostante le 40 ore di straordinario a fare pulizie.

Anita ha 35 anni e due figli piccoli, un marito licenziato e i soldi sono sempre troppo pochi, anche quei pochi euro del tfr rappresenterebbero una boccata di ossigeno per una famiglia costretta a ricorrere alla caritas per vestire i minori. Stessa condizione di Paola che a 47 anni, 20 dei quali trascorsi alle casse dell’ipermercato, per pagare le rate della macchina (con cui recarsi a lavoro negli orari disagiati imposti dalla multinazionale) sarebbe disposta ad accettare ad occhi chiusi l’anticipo del tfr.

Sono storie comuni al mondo del lavoro, unite dalla miseria del potere di acquisto e dalla ricerca di qualche incremento salariale che dai contratti nazionali non arriva.

Storie di perdita di potere di acquisto e di ricattabilità dei lavoratori, di famiglie sempre piu’ indebitate

Per la Cgia di Mestre, l’indebitamento delle famiglie italiane è ormai a livelli preoccupanti, indebitate per un importo medio pari a 19.251 euro. Complessivamente, i “passivi” accumulati con le banche e gli istituti creditizi ammontano a 496,5 miliardi di euro.

Dal 2007 ad oggi, per la Cgia, l’indebitamento delle famiglie è aumentato in media di oltre il 35% , del resto i contratti sono praticamente fermi da anni nel pubblico impiego e nei settori privati, ove sono stati rinnovati, gli aumenti sono stati sempre al di sotto del potere di acquisto.

In questo scenario di miseria crescente è arrivata la proposta Renzi del tfr in busta paga. Il governo da un lato si è fatto bello col cosiddetto “bonus fiscale”, facendo il pieno di voti per il PD alle elezioni europee di maggio 2014, dall’altro ha aumentato e aumenta le tasse e le tariffe dei servizi sociali.

Dal 1 marzo 2015 al Giugno 2018 , 12 milioni di lavoratori\trici del settore privato potranno scegliere il tfr in busta paga, la condizione è solo quella dei sei mesi di anzianità di servizio

Il rischio, ci dicono i Cobas, è che in questa trappola cadano in tanti, soprattutto le famiglie monoreddito

La disinformazione giocherà un ruolo importante , allo stato attuale non è partita alcuna campagna, i tempi delle mobilitazioni contro la previdenza integrativa sono lontani, tempi nei quali il sindacato riusciva a mobilitare coscienze, lavoratori e intellettuali

Così, i lavoratori e le lavoratrici, per cercare di arrivare illusoriamente a fine mese, anziché aprire vertenze per aumenti salariali, rinuncerebbero a conservarsi il TFR per il momento dell’andata in pensione o della perdita del posto di lavoro e lo consumerebbero via via.

Ma perchè non conviene il tfr in busta paga? Le motivazioni sono poche e di semplice conprensione, basterebbe solo spiegarle nei luoghi di lavoro, nei mercati, nei quartieri, cio’ che i cobas intendono fare

con il tfr in busta paga le tasse sono piu’ alte rispetto a quelle del TFR alla fine del rapporto di lavoro.
Con il tfr in busta paga sarà applicata la tassazione ordinaria Irpef (comprese le addizionali regionali e comunali), che è più pesante della tassazione separata applicata al TFR percepito alla cessazione del rapporto di lavoro.
Per non parlare, poi, dell’eventuale riduzione degli assegni familiari e delle detrazioni fiscali per figli e coniuge a carico.

Aumentando il reddito si rischia di passare ad una aliquota superiore (vale soprattutto per i redditi medio alti) che modifca a sua volta l’Isee indicatore fondamentale per accedere a sconti per asilo nido, mense scolastiche, tasse universitarie, servizi sanitari

Volete due esempi?

Un reddito di 18 mila euro lordi avrà una tassazione che passa dal 23 al 27%, un reddito di 23 mila euro lordi avrà la stessa tassazione del 27%, un reddito da 35 mila euro lordi pagherà una aliquota che passa dal 25,3 al 38%.

Da questi dati si evince che il tfr in busta paga non conviene ai redditi bassi e a quelli medio alti, rappresenta una rimessa e un ricatto a cui sottrarsi con ogni forza

E pensare che non si batte ciglio di fronte a una evasione fiscale di 120 miliardi l’anno!

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