Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Il filo rosso della Resistenza: partigiani ieri e oggi

Postato il 27 Aprile 2015 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

ypg34Quest’anno il 70° anniversario della liberazione dal nazi-fascismo arriva in una fase storica particolarmente delicata, in cui sotto il peso di una crisi infinita e delle politiche di austerità abbiamo assistito in tutta Europa alla crescita di formazioni politiche populiste, neofasciste, razziste ed xenofobe.

Ma in questi ultimi mesi, ed in particolare dopo la strage di Parigi all’interno della redazione del giornale “Charlie Hebdo”, è certamente l’ISIS (o Stato Islamico) ad essere utilizzato maggiormente come strumento per seminare odio ed agitare lo spauracchio della minaccia alla civiltà (ed al sistema aggiungiamo noi) occidentale.

Una campagna islamofoba e reazionaria si sta sviluppando in tutto il vecchio continente, fomentando paura e isteria attraverso la costruzione dello stereotipo del nemico per eccellenza: immigrato e mussulmano.

Le forze fasciste impegnate a cavalcare da tempo l’emergenza migranti, cercano di trarre ulteriore vantaggio dagli ultimi accadimenti: dalla Le Pen ed il suo Front National in Francia, passando per Pegida (il movimento anti-immigrati nato in Germania) fino ad arrivare ai fascio-leghisti nostrani (Salvini in testa).

Tutti provano ad inzuppare il pane in questa brodaglia rancida , ergendosi a protettori della civiltà contro la barbarie islamica e lanciando un autentica crociata in nome della cristianità. Chi fa questo, centrando la questione sull’elemento religioso (e di conseguenza su quello nazionale) piuttosto che sulla forma tipicamente fascista e reazionaria del califfato nero, lo fa con l’unico scopo di provare a raccogliere consenso per i loro beceri scopi elettorali.
Crediamo invece che, anche se in una forma diversa dal passato (almeno quello a noi storicamente più vicino), l’ISIS si ponga in assoluta continuità con quella che è l’idea di sopraffazione, totalitarismo e nazionalismo tipica dell’ideologia fascista.

Stato Islamico o fascismo islamico?
Lo Stato Islamico non è altro che un miscuglio di fanatismo islamico e nazionalismo radicale.
Questo ne fa uno stato fascista. Gli estremisti hanno usato il Corano per disprezzare e vessare i non arabi o più genericamente chi non stava dalla loro parte.

L’ISIS è la progenie del fascismo moderno portato avanti attraverso il culto della superiorità, l’ideologia oscurantista ed il mito della Nazione, ed ogni tentativo dei fascisti occidentali di cavalcare l’islamofobia va doppiamente respinta e frontalmente attaccata, ribadendo che la lotta contro il Califatto nero è prima di tutto lotta antifascista, per la libertà e l’emancipazione dei popoli.

Partigiani di ieri e di oggi
Mentre le potenze occidentali stanno alla finestra a guardare la carneficina dei Daesh ,le popolazioni del Medioriente ed in particolari quella Curda nella regione del Rojava (Kurdistan occidentale – Nord della Siria n.d.r.)hanno iniziato da tempo una lotta di liberazione e per l’autonomia.

Da alcuni anni proprio nel Rojava è in corso un processo politico di trasformazione della società incisivo e radicale. Da quando il conflitto siriano si è intensificato e si è trasformato in guerra civile, il movimento curdo in Siria guidato dal PYD (Partito di Unione Democratica) ha preso il controllo di gran parte della regione curda a nord del paese. Nel novembre 2013, il PYD ha annunciato di avere ultimato tutte le preparazioni per dichiarare l’autonomia, ed è stata proposta una costituzione chiamata Carta del Contratto Sociale.

La rivoluzione popolare in Rojava ha condotto alla costruzione di una regione autonoma, divisa in tre cantoni – ciascuno con il proprio autogoverno democratico e autonomo. Il Cantone di Cizire ha dichiarato l’autonomia il 21 gennaio, seguito dal Cantone di Kobane il 27 gennaio, e dal Cantone di Efrin il 29 gennaio. I cantoni si sono dotati di assemblee popolari e forze di autodifesa le YPG (miste) e le YPJ (composte solo da donne) in prima linea nella battaglia contro i fascisti dell’IS.

Dopo un lungo periodo di silenzio completo dei mezzi di informazione ufficiali sulla situazione in Rojava, negli ultimi mesi la città di Kobane, capoluogo dell’omonimo cantone, ha guadagnato l’attenzione di stampa e tv.

L’assedio delle truppe dell’IS alla città durato 134 giorni e si è concluso con la vittoriosa liberazione della città di Kobane, mentre tutt’oggi le partigiane ed i partigiani Curdi continuano a combattere a qualche decina di km dalla città contro le milizie del califfato.
Sappiamo bene che la guerra in corso non è solo una guerra contro la regione e i suoi abitanti, ma è anche e soprattutto guerra contro una possibilità, quella rappresentata dall’esperienza di autonomia del Rojava, non uno stato per un popolo, ma un’esperienza di autogoverno per tutte le comunità che vivono quella terra.

imageI curdi non stanno combattendo per avere un loro stato con delle bandiere, delle frontiere e della polizia, ma si stanno difendendo per affermare la libertà di un popolo ad autogovernarsi come “confederazione democratica” del territorio. Anche in questi mesi di resistenza e di guerra, la società del Rojava non ha abbandonato la strada intrapresa per superare le differenze di genere nella vita quotidiana ed il modello maschilista e patriarcale, insieme all’assunzione di responsabilità nel preservare l’ambiente e difenderlo dalle aggressioni del capitalismo di sovrasfruttamento delle risorse.

Lo Stato Islamico è stato costretto a ritirarsi davanti al suo peggiore incubo: uomini e donne liberi e uguali, con gli stessi diritti e gli stessi doveri verso la comunità, fratelli e sorelle di una nuova una rivoluzione fiorita nel Medio Oriente devastato dall’integralismo, dalle dittature e soprattutto dall’imperialismo occidentale.

Quello che oggi accade in Rojava ci racconta di una saldatura più che mai forte ed attuale tra la storia della resistenza partigiana contro il nazifascismo e la lotta di liberazione contro l’IS.

Ci conferma di quanto attuale e sempre presente sia la necessità di un memoria storica, ma soprattutto di un azione antifascista praticata dalle forze popolari contro il fascismo che si reinventa sotto nuove facce.

Non sono lotte che vanno di pari passo, non sono solo lotte che si intersecano: sono materialmente la stessa lotta, una sola, inscindibile.

E’ la lotta per l’autodeterminazione, l’uguaglianza, la costruzione di una società basata su un modello altro, quello della partecipazione e non della sopraffazione, quello della solidarietà e non dell’odio.

Una società contro lo sfruttamento e che lotta per la liberazione dei popoli dall’oppressione del fascismo e del capitalismo.

Nel voler mantenere vivo e saldo quel filo rosso fondamentale che lega la Resistenza di ieri con le resistenze di oggi, mentre ricordiamo la Resistenza rinnovando l’impegno a proseguire le lotte ogni giorno, un pensiero di solidarietà e fratellanza non può non andare all’eroica Resistenza Kurda di Kobane.

Alle partigiane ed ai partigiani del Rojava cadute/i in nome della libertà

“Il domani era venuto e la notte era passata
c’era il sole su nel cielo
sorto nella libertà.”

25 APRILE , 70° DELLA LIBERAZIONE

Il 25 APRILE , nonostante rimozioni,ipocrisie e revisionisti , resta l’Anniversario della LIBERAZIONE, dal nazifascismo ma anche dal capitalismo che generò quelle mostruose dittature.

Eterno sarà il nostro riconoscimento alle migliaia di combattenti partigiani che al prezzo della loro vita hanno espresso le pagine più belle e fulgide di questa irriconoscente Italia.

Riconoscimento che non è dovuto invece al simulacro della memoria , che anche l’Anpi vuole ingessata e istituzionalizzata , mentre l’antifascismo, stante l’irrisolta conquista della “ giustizia sociale” – che viene oltremodo disattesa e liquidata dal governo Renzi – rimane vivo e percorso dalle migliaia di “ nuovi partigiani” che in tutta Italia combattono per un’esistenza dignitosa, per beni comuni-ambiente-territori sottratti al devastante profitto, per l’accoglienza da offrire agli ultimi e ai migranti, per il ripudio delle guerre.

Dispiace vedere come è ridotta l’Anpi (pur con l’innesto dell’Anpi Giovane) preda di giochi politici che non fanno onore alla memoria partigiana.

A Roma, fallito il tentativo di equidistanza “ tra il diritto delle bandiere palestinesi di stare alla pari di quelle improprie israeliane brandite dalla Lega Difesa Ebraica”, per defezione di queste ultime alla manifestazione , l’Anpi ha deciso codinamente di non fare il corteo, fermando il ricordo a Porta S. Paolo.

Ma il 25 APRILE E’ DI CHI LO RIVENDICA, LO INSEGNA E LO PRATICA TUTTI I GIORNI nelle pieghe della società, confliggendo contro istituzioni corrotte e fascistoidi, riappropriandosi del Diritto di Resistenza e della stringente necessità di dar vita ad una società ugualitaria e libertaria..

Il 25 APRILE è il simbolo della lotta di Liberazione voluta dalla parte migliore del popolo italiano, la stessa Liberazione per cui combattono il popoli Palestinese , Kurdo, Saharaui e a cui anelano tutti coloro che vivono sotto il giogo di superpotenze, petromonarchie, statualità, oppressive e criminali.

CON QUESTI CONTENUTI, CON IL SOSTEGNO ALL’AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI E L’ACCOGLIENZA AI MIGRANTI-PROFUGHI, IL NOSTRO 25 APRILE SARA’ UNA GIORNATA DI LOTTA A CUI PRENDEREMO PARTE CON PASSIONE E VOGLIA DI LIBERAZIONE.

A ROMA IL CORTEO DELLA LIBERAZIONE , prenderà avvio dalla borgata di Tor Sapienza( ore 9,30 Stazione) – fatta oggetto di costanti provocazioni fasciste per l’ospitalità data ai giovani migranti scampati all’eccidio di Lampedusa – toccando varie altre periferie degradate per giungere a Centocelle( p.za delle Camelie) , dove infine la piazza centrale del quartiere diventerà sede di un conviviale pranzo popolare, a significare l’afflato e la socialità del 25 APRILE.

25 APRILE , BUONA LIBERAZIONE A TUTTE/I

Roma 25 APRILE 2015                                                       

CONFEDERAZIONE COBAS ROMA

Per un 25 aprile di lotta: liberiamo i territori, riprendiamoci una vita degna!

Anche quest’anno gli studenti, le reti territoriali, le associazioni e gli abitanti di Roma Est stanno costruendo per il 25 aprile una
mobilitazione che vuole celebrare la liberazione, recuperando la memoria antifascista e rilanciando la resistenza allo sfruttamento dei territori e di chi li vive.

Una mobilitazione animata dalle lotte sociali, che attraverserà quartieri che resistono quotidianamente alla crisi, al degrado e all’abbandono.

Da Tor Sapienza a Centocelle, passando per il Quarticciolo, vogliamo percorrere le strade di una periferia martoriata dove la liberazione vive nella lotta per la casa, nella battaglia contro la speculazione, per il verde pubblico, negli spazi di aggregazione e di produzione di cultura indipendente, nella lotta contro la precarietà e la disuguaglianza.

Una periferia nella quale arrivano le lettere di sgombero per chi ha occupato un alloggio per necessità o è moroso incolpevole; dove l’amianto, l’elettrosmog, la mobilità impossibile, la cancellazione delle linee di autobus e il forte abbandono scolastico vengono vissuti quotidianamente da tutti noi. Si continuano ad aggiungere problemi su problemi e tutto questo sfocia, troppo spesso, nella guerra contro il diverso.

Vogliamo recuperare la memoria storica dei nostri quartieri: coraggiosi, fieri e antifascisti. Attualizzare l’impronta lasciata da Michele Testa e da tanti uomini e donne che a Tor Sapienza hanno vissuto, lavorato e lottato.

La manifestazione, che partirà alle ore 9.30 dalla stazione vecchia di Tor Sapienza, si concluderà a piazza delle Camelie nel quartiere di Centocelle, luogo di tante battaglie contro gli sfratti e per la riappropriazione delle piazze chiuse da più di 7 anni dai cantieri di una metropolitana, la quale ha succhiato risorse pubbliche per 5 volte rispetto alle previsioni, visto arresti per tangenti e la cui apertura non è ancora certa.

Nelle periferie ogni giorno crescono insofferenza e rabbia di fronte alle modalità di governo, di sfruttamento dei territori e all’assenza di risposte ai loro bisogni. A tutto ciò dobbiamo opporre la nostra determinazione e la nostra capacità di tornare a contare, a decidere. Non siamo disponibili a subire ancora.

La liberazione vive nelle lotte!

Liberiamo i territori, riprendiamoci una vita degna!

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