December 5, 2024
Riceviamo e pubblichiamo
Leggo su «Operai Contro»:
Chi sono i non votanti?
Caro Operai Contro,
ho trovato in rete dei dati molto interessanti sull’astensionismo nelle recenti elezioni europei.
La rilevazione, fatta dall’agenzia SD-MB, parte dalla constatazione che l’astensionismo è cresciuto dell’8%, portando i non votanti a 23.595.650. Una percentuale del 48% dei non votanti rispetto agli aventi diritto.
Dopodiché – e qui sta la novità di questa indagine a campione – la rilevazione individua gli strati sociali dell’astensionismo.
A fare la parte del leone sono gli operai, come precisa la stessa agenzia SD-MB, presentando le percentuali di astensionisti per fascia sociale.
51,25% operai e nuclei famigliari operai
12,04% operai disoccupati
16,11% operai in pensione
79,40% totale astensionismo operaio
20,60% fasce di piccola borghesia e suoi nuclei famigliari impoveriti o rovinati dalla crisi: artigiani, padroncini, piccoli contadini e figure intermedie decadute.
Queste percentuali a campione, applicate a tutto l’astensionismo dicono quante sono le persone che non hanno votato e gli strati sociali a cui appartengono.
11.992.272 operai e nuclei famigliari operai.
2.843.207 operai disoccupati.
3.978.867 operai in pensione
18.814.346 totale astensione operaia
4.881.304 totale astensione fasce di piccola borghesia e suoi nuclei famigliari.
23.595.650 totale astensionismo complessivo.
Politici, tivù e giornali tacciono su questo fondamentale aspetto dell’astensionismo, semplicemente ignorandolo, o liquidandolo come un fenomeno qualunquistico. Ma non è così. Cercano di occultare il fatto che dietro l’astensionismo c’è per il 79,40% la rabbia operaia e per il 20,6% quella di fasce della piccola borghesia impoverita.
Per andare oltre il malcontento e la protesta dell’astensionismo, lavoriamo per il Partito Operaio.
Saluti da un affezionato lettore».
«Operai Contro». n. 701, 30 maggio 2014.
Chi sono i votanti?
A questo punto, resta da domandarsi Chi vota e perché vota? Socialmente, chi sono i 26.804.195 votanti? Prima di tutto padroni & padroncini, politicanti & porta borse (con parenti & amici), affaristi & faccendieri, manager & magnaccia. A parte questa gran bella combriccola (circa un milione e mezzo), è direttamente coinvolta e interessata alla gestione della «cosa pubblica» (ormai molto privata, ovvero «cosa loro»), quel nuovo ceto medio proliferato in Italia negli anni Novanta del Novecento e che ha trovato spazio e linfa soprattutto nelle attività di intermediazione finanziaria e immobiliare. Gli operatori di questo settore sono molto sensibili alle politiche normative e fiscali che, in questi anni, gli hanno lasciato ampi margini di manovra (e di lucro). In gran parte costoro hanno costituito la base elettorale di Forza Italia (oggi il vento sta però cambiando). Accanto a loro, ci sono poi i «giovani rampanti» delle nuove professioni hi-tech (la punta dell’iceberg del «cognitariato»), sono creativi, dinamici & flessibili; a loro, Renzi ha fatto balenare la prospettiva di un «radioso futuro». Benché in Italia questi strati sociali di nuovo conio siano pletorici (circa tre milioni), non comprendono ovviamente tutto l’universo schedaiolo, anche se ne costituiscono lo «zoccolo duro», il popolo delle convention e delle primarie. Sopravvive pur sempre l’italico parco buoi dei vecchi ceti medi: artigiani e commerciali, professionisti di basso rango, tecnici, insegnanti che, per quanto strapazzati, non perdono il vizio fantozziano di cercare un santo in paradiso, cui delegare il proprio futuro, sperando nel «meno peggio» … che non esiste. Si è visto con il fascismo, da cui la piccola borghesia trasse qualche vantaggio, per poi finire nel calderone della guerra. Oggi, i vantaggi sono assai più risicati di allora, mentre il tritacarne della crisi è già all’opera. Nel mio articolo La democrazia è nuda: il gioco si fa duro (27 maggio 2014) concludevo:
«Di fronte alla catastrofe che si profila, solo chi è connivente con una banda di ladri e di assassini può aver votato, vedi il successo in Piemonte di Chiamparino, l’ultrà nello sporco affare dell’alta velocità. Oppure a votare sono i residui di una piccola borghesia sciocca e retriva e qualche proletario rincoglionito che sperano di salvar la ghirba, a scapito di altri. Oscillando tra il razzismo xenofobo di Marine Le Pen e le corbellerie «progressiste» di Alexis Tsipras».
d. e., Milano, 31 maggio 2014.
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