November 9, 2024
Due rette parallele all’infinito si incontrano. Non sempre la tattica e la strategia. Il caso della Grecia.
Veloce. Velocissimo. Il rebus greco si è già ricomposto. Alexis Tsipras ha giurato come primo ministro il pomeriggio del giorno dopo le elezioni che il suo raggruppamento ha stravinto.
Probabilmente molti sostenitori di Syriza saranno rimasti spiazzati, e già qualcuno ha abbandonato tale tribuna, ma ragionando in termini solo tattici Tsipras ha dimostrato grande intelligenza. Vediamone i motivi.
In primis, la risolutezza. Con grande velocità il governo è stato formato, una mezza giornata scarsa. La velocità nel pantano greco vuole dire molto. Un governo solido che si presenta con due facce di cui quella della destra nazionalista, i Greci indipendenti, appare assolutamente minoritaria, ma unita all’altra faccia da un atteggiamento euroscettico. Tale disposizione lega le due parti e lascia intendere che non sarà la sinistra radicale, che si paventava diventasse padrona assoluta del panorama greco, che governerà da sola. Anzi c’è da credere che anche con la maggioranza assoluta dei voti Tsipras avrebbe lo stesso operato un governo di coalizione, per queste stesse ragioni. Del resto né Tsipras né il leader dei Greci indipendenti, Panos Kammenos, hanno voglia di uscire dall’Europa unita. Vogliono essere trattati come pari partner dal resto dell’Europa. E spuntare condizioni finanziarie e strutturali più favorevoli alla Grecia, in versione nazionalista. Quest’ultimo aspetto non è poca cosa in un Paese che è stato strattonato ad ogni momento dalle istituzioni centrali europee. Chi ha votato questo carrozzone di Syriza, tenuto assieme dal carisma di Tsipras sono stati anche greci che votavano a destra o comunque non a sinistra. Quindi, velocità e certezze di non strafare. Il raggruppamento scelto come alleato dai vincitori delle elezioni, certamente era stato scelto prima dell’esito elettorale. Troppo veloce l’esito positivo dei loro colloqui. Altri piccoli vincitori di centrosinistra, To Potami, troppo simili, il KKE, Partito comunista greco, che ha raggiunto in pratica, con poco incremento, i risultati insoddisfacenti del giugno 2012, occasione nella quale ha perso la metà del suo elettorato di un mese prima, impraticabile per ipotetici rapporti compromissori futuri con la troika europea e con la Germania. Un partito, quest’ultimo, troppo schierato e troppo a sinistra. Syriza nasce come una costola di quest’ultimo, almeno in parte. Se escludiamo Nuova democrazia e Pasok, questi ultimi, i socialisti, poco sopra la soglia dello sbarramento, vissuti, a ragione, come gli artefici del disastro greco, ed escludiamo a maggior ragione valoriale Alba dorata, altro non rimaneva, sempre nell’ottica pragmatista di Syriza.
Due parole ed alcune domande sul KKE. La situazione in Grecia è tragica, le cosiddette condizioni oggettive per un ribaltamento totale del panorama politico interno, ci sono tutte. Ogni cosa dovrebbe convergere verso una simpatia politica ed elettorale per un partito comunista. Così non è stato. Evidentemente occorre che i compagni greci si facciano domande circa il loro modo di condurre l’azione politica degli ultimi anni. Dopo risultati di contenimento tra il 2009 e il maggio del 2012, il 7,5% e l’8,5% , si sono visti dimezzare i consensi, al 4,5%, ed ora si deve registrare solo un piccolo incremento che li ha portati da 12 a 15 seggi in Parlamento. Alle elezioni hanno anche partecipato altri raggruppamenti della sinistra di classe con risultati assolutamente marginali. Cito il solo Partito comunista m-l, che ha raccolto solo poco più di 8mila voti ed una percentuale dello 0,13%. Insomma Syriza ha sbancato. Lì dentro c’è molta miscela di posizioni ma la tenuta è demandata al leader in carica.
Questa la tattica. Ma l’aspetto strategico reggerà? Molti dubbi a riguardo. È un po’ come se in Italia Sel di Niki Vendola facesse un governo con Fratelli d’Italia della Giorgia Meloni. Certo non con le attuali percentuali di appeal elettorale. Si dovrà attendere che i nodi valoriali e prospettici vengano al pettine. Si vedrà allora come Tsipras riuscirà a tenere assieme questa variegata compagine. Quindi potrebbe essere che alle prime reali difficoltà che si prospetteranno salti il governo, si vada a nuove elezioni: il panico sarebbe generalizzato. Perciò si può pensare che l’attuale gruppo governativo realizzi tale apocalittica possibilità e resti in sella per diverso tempo. Naturalmente la parte di destra non potrà pensare di logorare il partito più grosso per sostituirsi ad esso e viceversa Tsipras non potrà certo pensare di inglobare anche questo piccolo gruppo nazionalistico di destra in sé. A quel punto, nel momento di una possibile resa dei conti interna del duopolio, l’intelligenza dell’operazione tattica di oggi – mentre sto scrivendo è proprio lunedì dopo le elezioni – sarà messa a dura prova: che Tsipras sia la personificazione del superamento della dialettica destra-sinistra nei fatti? Che Tsipras sia un nuovo inizio di un raggruppamento più ampio che in altri momenti della storia del Paese mediterraneo? Pensiamo però anche che in Italia una indeterminatezza politica iniziale ha portato poi alla nascita del fascismo. Potrebbe essere, quello greco, un fascismo post moderno? In fondo questa operazione ha messo in un canto anche Alba dorata, oramai inutile nel panorama politico greco.
Una riflessione su questo partito. I suoi dirigenti sono in prigione, accusati di crimini e reati non politici ma comuni. Nonostante tutto si sono aggiudicati il terzo posto, con una percentuale però bassa, il 6,28%, un po’ di meno di quello che avevano avuto nel 2012, perdendo anche qualche seggio. Forse sono arrivati al top, ma è comunque paradossale come la destra riesca sovente a rappresentare tematiche umane sentite dal popolo e ne dia una risposta reazionaria che in ogni caso funziona. E ricordiamo che alle elezioni hanno votato quasi il 64% dei greci. Un astensionismo da non sottovalutare ma grasso che cola per noi in Italia dove, se il trend negativo delle ultime regionali continuerà, alle prossime elezioni la percentuale greca sarà un miraggio. Insomma una bella lezione per i nostri grandi e piccoli tattici che evidentemente non hanno doti d’intelligenza politica paragonabili al caso greco e che non riescono a governare senza farsi ricattare dalla destra. In Grecia il rapporto è sicuramente rovesciato.
Alla luce di quanto detto sin qui è altrettanto chiaro che il futuro di questa mossa di oggi non appare per nulla chiarificatrice in assoluto. Ma il lato politico, solo e radicalmente politico, risalta in ogni caso su un panorama italico formato da omuncoli, sempre in tono politico, che non riescono ad aver una visione chiara neppure in senso tattico che non sia la capacità di congiurare o parlare a vuoto, ammiccare e tirare a campare come casta. Anche questa potrebbe essere una lezione che Atene ha impartito all’Italia dove proprio alle ultime elezioni europee, lo scimmiottamento di Syriza greca ha prodotto un topolino che si è cercato subito la coda. E notoriamente un topo non la raggiunge mai, anche se continua a rincorrerla.
Tiziano Tussi
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