December 2, 2024
La stampa quotidiana oggi ha sicuramente un ruolo minore rispetto ai tempi di Marx, ma ce l’ha pur sempre; il telegrafo frattanto è diventato Internet, e il rincoglionimento è fiorito in modo esponenziale … È questo un concetto di fondo che guida il testo Antropologia politica di Isis, diffuso e redatto da Senza Soste/Nique la police.
La lettura è un po’ pallosa, ma è un contributo assai importante. Attraverso l’analisi delle forme comunicative di Isis, nonché di «Hollywood»[1], il testo spiega il fondamentale ruolo ideologico dell’immagine e la sua sublimazione politica, in un dimensione simbolica in cui prevale una componente mistica che finisce per impregnare la quotidianità, ovvero i rapporti sociali. Oggi più di ieri.
L’esposizione è ampia, densa com’è di riferimenti alle varie teorie in tema di comunicazione di massa. Tutto ciò per evidenziare che Isis non è un rigurgito medievale né l’espressione di un conflitto tra civiltà diverse, come molti sproloquiano (Huntington docet); sorvolando sulle ricorrenti fantasie su complotti made in Usa.
Isis è solo l’altra faccia della società capitalistica occidentale. Ne presenta tutte le stimmate, che sono appunto la manifestazione esteriore, «culturale e antropologica», di una medesima struttura economica, fondata sul modo di produzione capitalistico. Non solo. Ne riprende le medesime tendenze verso la finanziarizzazione esasperata che oggi connotano la vita economica capitalistica. Motivo per cui «lo stato islamico non fa parte solo della cultura globale ma anche della finanza globale», avviluppandosi in quel groviglio di interessi, in cui i confini tra Occidente e Oriente diventano molto labili. E questo ci dice già molto. Se non tutto.
Leggi tutto nel documento in allegato:
http://www.cobasconfederazionepisa.it/wp-content/uploads/2014/09/ISIS-Antropologia-politica..pdf
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