Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Approfondimenti sull’Ucraina

Postato il 22 Luglio 2014 | in Mondo, Scenari Politico-Sociali | da
0) LINKS
Odessa massacre / Traffico organi /  Moldova / Chossudovsky / Economy / Disinformazione / Pulizia etnica / Discarica nucleare / Simboli / Nicolai Lilin
1) INTERVISTA A IGOR STRELKOV E PAVEL GUBAREV
rispettivamente Ministro della Difesa e capo della Milizia Popolare della Repubblica Popolare di Donetsk
2) LA NATO È L’AGGRESSORE

La Associazione dei liberi pensatori tedeschi sulla crisi in Ucraina

3) 

L’UCRAINA E LA SPACCATA DI PUTIN

di Samir Amin, Presidente del Forum Mondiale delle alternative


=== 0: LINKS ===
— Odessa massacre:
Serbia: Odessa bloodshed photo exhibit questions West’s intentions
(Russia Today 9/6/2014) – A photography exhibition dedicated to the 48 victims of the May 2 Odessa clashes opened in Belgrade’s “Progress Gallery” on Monday. Zivadin Jovanovic, the former FM of Yugoslavia and President of the Belgrade Forum for a World of Equals, organizer of the event, said the exhibition wanted to show “the truth about the developments in Ukraine”. Jovanovic said that the West and NATO have an expansionist and imperialist strategy towards the East, and are using Ukraine to reach the borders of Russia as it holds a “huge strategically important space”. One of the survivors of May 2nd clashes in Odessa, Oleg Muzika, said that there seems to be an “intention to tear Ukraine from Russia” because of “geopolitical reasons”.
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=9INVsdzIN_g
Odessa massacre / Il massacro di Odessa. STOP NAZI UKRAINE!
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=MSrVr7AQPP0“L’assalto nazista in Ucraina cominciò prima di Odessa: le prove”
5/7/2014 – Pandora TV ha selezionato e vi propone la trasmissione di una TV russa: “Momento della Verità” in versione originale con sottotitoli italiani, di notevole interesse per le testimonianze contenute…
http://www.pandoratv.it/?p=1383
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=OSqaI7MtJNU

— Traffico organi:
Dopo il Kosovo l’ombra del racket di organi avvolge Donetsk e Lugansk (Françoise Compuen, 8 luglio 2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_07_08/Traffico-di-organi-umani-ombra-di-Jugoslavia-sull-Ucraina-1803/
— Moldova:
Association and Disintegration (Donbass scenarios for Moldova)
2014/07/11 – BERLIN/CHISINAU (Own report) – Western diplomats are not ruling out the possibility that the Republic of Moldova will be divided up between Russia and Romania now that the EU Association Agreement has been ratified. Along the lines of various scenarios, this breakup even seems “probable,” according to the latest issue of the leading German foreign policy magazine, “Internationale Politik.” The EU Association Agreement will, in fact, exacerbate the already existing social discord in Moldova. There is open resistance to the country joining the German-European sphere of hegemony. Whereas, on the one hand, Bucharest has granted Romanian citizenship to around 400,000 Moldovan citizens and considers the absorption of Moldova into Romania to be a realistic option, Western observers are accusing Russia of having created Moldovan NGOs to gain political influence in that country. This is a precise description of that the West considers a completely normal political method, when it is used by the West, but criticizes even a suspicion of its rivals doing the same…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58767Assoziierung und Spaltung (Westliche Diplomaten schließen Spaltung Moldawiens nicht aus)
11.07.2014 – BERLIN/CHISINAU (Eigener Bericht) – Nach der Ratifizierung des Assoziierungsabkommens mit der EU schließen westliche Diplomaten eine “Aufspaltung” Moldawiens “zwischen Russland und Rumänien” nicht mehr aus. Bestimmten Szenarien zufolge sei eine solche Aufspaltung sogar “wahrscheinlich”, heißt es in der aktuellen Ausgabe der führenden Außenpolitik-Zeitschrift der Bundesrepublik (“Internationale Politik”). Tatsächlich heizt die EU-Assoziierung bestehende gesellschaftliche Differenzen in Moldawien an; Widerstände gegen die Einbeziehung des Landes in die deutsch-europäische Hegemonialsphäre treten offen zutage. Während einerseits Bukarest rund 400.000 Bürgern Moldawiens die rumänische Staatsbürgerschaft verliehen hat und ein Anschluss des Landes an Rumänien immer wieder als realistische Option bezeichnet worden ist, monieren westliche Beobachter, Russland gründe in Moldawien NGOs, um politisch Einfluss zu nehmen. Sie beschreiben damit präzise eine politische Praxis, die der Westen seit den Umbrüchen von 1989/91 völlig selbstverständlich für sich beansprucht, sie aber kritisiert, wenn Konkurrenten auch nur den Anschein erwecken, es ihm gleichzutun…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58911

— Chossudovsky:

Le Nazioni Unite sono complici del massacro di civili in Ucraina
Michel Chossudovsky e Julie Lévesque | globalresearch.ca, 09/07/2014
The United Nations is Complicit in the Massacre of Civilians in Ukraine
By Prof Michel Chossudovsky and Julie Lévesque – Global Research, July 09, 2014
— Economy:
I segreti dell’economia ucraina che neanche il FMI riesce a capire (Serghei Duz, 7 luglio 2014)
BNP Paribas fine highlights France-US tensions over Ukraine (F. Dubois / WSWS, 8 July 2014)
Russian President Vladimir Putin’s remarks in a speech to the diplomatic corps in Moscow on July 1st expose the growing tensions between imperialist countries, in particular between France and the United States. Putin said: “We are aware of the pressure that our American partners are exercising on France in order that it abandon the delivery of the Mistrals [navy vessels]…and we even know that they have suggested that if France does not deliver the Mistrals, they would discretely eliminate the sanctions against the bank BNP Paribas or at least minimise them.” He then qualified the American attitude as being “blackmail��. The Mistrals in question are military vessels that France built for Russia…
— Disinformazione:
Che cosa (non) sanno della guerra ucraina in Italia? (Giulietto Chiesa e Maurizio Torrealta, 18/7/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_07_18/Che-cosa-non-sanno-della-guerra-ucraina-in-Italia-9925/
Scarica l’ AUDIO:
http://static.ruvr.ru/download/2014/07/18/07/chiesa1.mp3

http://static.ruvr.ru/download/2014/07/18/07/chiesa_2.mp3
PTV Speciale – Crisi Ucraina: Quello che non ti hanno raccontato.
Pandora TV ha selezionato e vi propone questo video che ripercorre l’inizio della crisi Ucraina a partire dalle informazioni nascoste dai media mainstream. [ lingua inglese con sottotitoli italiani, durata 10 minuti, fonte: http://scgnews.com/the-ukraine-crisis-what-youre-not-being-told
Avvoltoi stanno mangiando Ucraina, o i motivi veri della Guerra Ucraina 2014
— Pulizia etnica:
PTV Speciale – Campi di filtraggio
12/lug/2014 – Costruzione di campi per immigrati nel Donbass finanziati dall’UE e programmati dal Ministero della Difesa ucraino. A Kiev una deputata invita a massacrare i russi, “nemici dal XV secolo”. Non c’è scelta per i russi se non combattere.
Rapporto sugli sfollati dal Donbass (30 giugno 2014)
— Discarica nucleare:
Fonte: pagina FB “Con l’Ucraina antifascista”, 4/7/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/

L’Ucraina diventerà una discarica nucleare?
A quanto pare, la zona di Chernobyl diventerà un deposito di stoccaggio di scorie nucleare, sulla base di accordi raggiunti la scorsa settimana tra la compagnia statale ucraina Energoatom e l’americana Holtec e firmati rispettivamente dai presidenti Yurij Nedashkovskij e Chris Singh.
Il documento firmato sancisce il recupero di un contratto datato 2005, che di fatto è stato per anni boicottato, a causa della non assegnazione dei terreni destinati allo stoccaggio – situazione prontamente sbloccata dal gabinetto golpista di “Krolik” (coniglio) Yatsenjuk.
Questi passaggi sono stati gestiti in maniera oscura dal nuovo governo, la cui corruzione nei confronti dell’occidente che ha sponsorizzato il golpe è cosa nota, e tutto lascia presagire che queste zone possano essere usate come cimitero per le scorie nucleari nell’area contaminata di Chernobyl.
Un bel guadagno, considerando anche l’alta specializzazione dei tecnici ucraini che per anni hanno fatto fronte prima all’emergenza e poi alla gestione dell’area e dei vecchi impianti.

“Энергоатом” и американская Holtec построят ядерный могильник на ЧАЭС
http://www.rian.com.ua/analytics/20140702/354415531.html
— Simboli:
Nicolai Lilin: Simboli nazisti ufficializzati in Ucraina a livello statale (5/7/2014)
BANDERA, UN SIMPATICO GADGED O UN VALOROSO PARTIGIANO?
Prosegue la riabilitazione delle icone naziste sul sito Osservatorio Balcani e Caucaso (per procura della UE)
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Stepan-Bandera-l-eroe-criminale-che-divide-l-Ucraina-154127
vedi anche: UNA BIRRETTA IN COMPAGNIA
Il sito “Osservatorio Balcani e Caucaso” cerca di indorare la pillola del nazismo ucraino…
Pravy Sektor: birra e rivoluzione
di Danilo Elia, 18 giugno 2014
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Pravy-Sektor-birra-e-rivoluzione-153407Verifica chi sono i finanziatori di “Osservatorio Balcani e Caucaso”:
http://www.balcanicaucaso.org/Chi-siamo/Sostenitori-75452

— Nicolai Lilin:
Nicolai Lilin: Simboli nazisti ufficializzati in Ucraina a livello statale (5/7/2014)
TESTO E IMMAGINI: http://lilin.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/07/05/simboli-nazisti-ufficializzati-in-ucraina-a-livello-statale/Maidan, «l’ultimo golpe degli Usa in fallimento». Intervista a Nicolai Lilin, 29 giugno 2014

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Fonte: Canale Primo Repubblicano della Repubblica Popolare Donetsk

VIDEO 2: https://www.youtube.com/watch?v=zU30wrLrX-Y
VIDEO 3: https://www.youtube.com/watch?v=BfmjjR1Y04A

http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=414:intervista-a-igor-strelkov&catid=2:non-categorizzato
Intervista a Igor Strelkov
8 luglio 2014

Giornalista: Buon giorno, oggi, nello studio del nostro Primo canale televisivo Repubblicano, diamo il benvenuto, per un discorso ai cittadini della DPR [Repubblica Popolare di Donetsk], al Ministro della Difesa e Presidente del Consiglio di Sicurezza, Igor Ivanovich Strelkov …

Igor Strelkov: Buon giorno.

Giornalista: E al capo della Milizia Popolare della DPR, Pavel Gubarev.

Pavel Gubarev: Buona sera.

Giornalista: Igor Ivanovich, parli pure.
Igor Strelkov: Vorrei dare il benvenuto a tutti gli spettatori che stanno guardando e mi ascoltano e dire che, in questo momento molto difficile per il popolo della Repubblica di Donetsk, sono contento di essere qui con voi per poter difendere insieme a voi  la vostra e la nostra Patria comune, la Russia, che, sono convinto, si estende dai confini dello stato chiamato Ucraina fino all’Estremo Oriente. Ed è proprio per la Russia che noi siamo, qui, a lottare, e nello stesso tempo, a lottare per i diritti del Donetsk e delle Repubbliche di Lugansk. Stiamo lottando per il vostro diritto all’autodeterminazione della lingua, per la vostra cultura, per il vostro modo di vita, e per il diritto di essere liberi dalle costrizioni imposte a voi, da persone per le quali la vostra terra e la vostra società sono solo obiettivi di macchinazioni politiche e speculazioni finanziarie. Persone che sono soggette ad un controllo esterno e non si preoccupano di nasconderlo. Questo è ciò che abbiamo combattuto e continueremo a combattere. E spero che continueremo a godere del vostro sostegno.  Non mi sono preparato apposta per tenere un discorso; Ho trascorso l’intera giornata coinvolto nella pianificazione strategica. Perciò, non leggerò un testo o farò un discorso preparato in anticipo. Lo staff del canale televisivo ha preparato una serie di domande da farmi. Nel rispondere a queste domande mi aspetto di essere in grado di soddisfare le vostre preoccupazioni rispetto a quanto sta accadendo, come le ostilità stanno procedendo, e come abbiamo intenzione di continuare a difendere la Repubblica.  Quindi, penso che ora dovremmo dare al nostro giornalista la possibilità di procedere.

É arrivato il momento di lasciare Slavyansk.

Giornalista: Igor Ivanovich, ecco una domanda fondamentale che sentiamo spesso: perché Slavyansk si è arresa e perché le forze sono state spostate a Donetsk ed alle città vicine?

Igor Strelkov: Fin dall’inizio delle ostilità, Slavyansk è servita come scudo per Donetsk. Nel prendere le nostre posizioni a Slavyansk, abbiamo istituito uno scudo per proteggere l’intero territorio della DPR [Repubblica Popolare di Donetsk] e della LPR [Repubblica Popolare di Lugansk].  Abbiamo sostenuto l’impatto principale dell’offensiva nemica e deviato le sue forze, dando così alla leadership politica e sociale delle Repubbliche l’opportunità di organizzarsi e, seguendo il nostro esempio, di prendere le redini del potere [locale] dalla Giunta, in una certa misura impedendole di instaurarsi.

Ecco perchè, quando siamo stati sicuri che sia a Donetsk che a Lugansk ci fossero governi conformi alla volontà del popolo in termini di attuazione della sovranità statale, in grado di effettuare il referendum e di costituire le proprie forze armate, abbiamo capito che il nostro compito era stato sostanzialmente realizzato.
E’ naturale che Slavyansk sia diventata, e rimanga, per me personalmente e per tutti noi, una città molto importante, una città alla quale siamo profondamente legati. Senza dubbio se avessimo avuto  la possibilità di tenerla militarmente avremmo continuato a difenderla. Tuttavia, data la situazione militare presente, continuare a difendere Slavyansk avrebbe comportato perdite intollerabili da parte della Milizia, e la difesa della città non avrebbe piu’ avuto nessuno scopo strategico o tattico.
Il nemico ha ammassato enormi quantita’ di armamenti e gruppi corazzati vicino alla citta’. Non avremmo potuto continuare a resistere a lungo senza sufficienti armi pesanti, artiglieria e, soprattutto, munizioni. Passo dopo passo, per frenare il nemico, vincendo giorno dopo giorno, abbiamo continuato a ritirarci ai confini della citta’. Ed alla fine abbiamo capito che il cerchio intorno alla città si era chiuso e che il piano tattico del nemico non era di attaccare noi, ma semplicemente di radere al suolo la città, distruggerla con l’artiglieria per poi eliminare la nostra fanteria con i carri armati.
Abbiamo capito che non avevamo armi sufficienti per difenderci da questa tattica. Non ne avevamo proprio. Abbiamo anche capito che il nemico ci avrebbe semplicemente sterminato nei giorni seguenti, e che noi non avremmo potuto infliggere perdite corrispondenti.

In questa situazione, una decisione è stata presa. L’ho presa io personalmente. Non condivido questa responsabilità con nessun altro. Ho solo informato il Consiglio militare locale della decisione di ritirarsi, salvare il presidio e salvare la città da una distruzione senza scopo. Non avrebbe infatti avuto senso perché saremmo stati polverizzati da una tale distanza alla quale non avremmo avuto la possibilità di rispondere. La decisione presa è stata anche per reimpiegare i distaccamenti con più esperienza di battaglia, in nuove posizioni dove avrebbero potuto continuare a difendere la Repubblica.
Inoltre, come abbiamo scoperto dopo aver rotto l’accerchiamento, lo stesso giorno il nemico aveva conquistato Artyomovsk, estromettendo la piccola unità di milizia che la presidiava. Questo ha creato un vero e proprio pericolo non solo per Slavyansk, ma anche per tutta la regione Kramatorsk-Druzhkovka-Konstantinovka che sarebbe stata circondata ed assediata. In realtà è proprio per questo motivo, perché il nemico stava per tagliare le nostre linee di comunicazione, che si è deciso di ritirarsi anche da tutte le altre città, dal momento che difenderle mentre eravamo accerchiati non avrebbe avuto praticamente alcun senso. Avrebbe solo comportato più vittime e distruzioni inutili.

Eroi della ritirata da Slavyansk

Giornalista: Grazie. Io credo che gli uomini che sono rimasti a coprirvi la ritirata siano degli eroi. Puo’ dirci qualcosa di più su di loro?

Igor Strelkov: Per coprire la nostra ritirata non sono rimasti che qualche dozzina di uomini. In realtà hanno eseguito il loro compito egregiamente bene. Per quanto ne so al momento, la maggior parte di loro ha rotto l’accerchiamento. Inoltre sono appena stato informato che anche i 13 combattenti del gruppo che proteggeva la nostra ritirata da Nikolayevka, si sono sganciati con successo e trasferiti a Seversk sostenendo perdite minime.

La preparazione di Donetsk per resistere ad un assedio

Giornalista: bene, ecco un’altra domanda. È pronta la città di Donetsk in questo momento per resistere ad un assedio prolungato, e per una futura offensiva?

Igor Strelkov: Beh certamente non posso dire che sia pronta per la difesa, se non altro perché la città nel suo complesso è ancora attiva come se fosse in tempo di pace. In pratica non sono state prese misure di difesa. Lo stato dei preparativi di difesa al momento è quello che era due mesi fa a Slavyansk. In altre parole, le fortificazioni esistenti sono sufficienti a fermare gli APC [corazzati da trasporto truppe] e gruppi quali la Guardia Nazionale o distaccamenti del Ministero degli Interni.
Per quanto riguarda le colonne corazzate del nemico, che sta impiegando massicciamente carri armati e artiglieria, in questo momento la città si può difendere solo con grande difficoltà e con  perdite significative tra la Milizia. Tuttavia stiamo prendendo misure urgenti giorno dopo giorno in modo da garantire che la città sia pronta per la battaglia. Questo considerando le fortificazioni da erigere.
Per quanto riguarda invece lo stato d’animo della popolazione, è evidente che i residenti di Donetsk continuano a condurre una vita del tutto pacifica. Fanno ancora fatica a capire, o si rifiutano di credere, ciò che può accadere quando il nemico, le unità punitive Ucraine, scateneranno un massiccio sbarramento di artiglieria e porteranno pesanti attacchi aerei contro le aree residenziali. Beh, anche noi abbiamo fatto fatica a crederci per lungo tempo.
Tuttavia, nel corso di un mese di assedio attivo, o, più precisamente, di tre mesi di preparazione ma di un solo mese di assedio, ci siamo convinti che il nemico ha scelto di non agire direttamente contro le nostre unità armate, le unità di auto-difesa della Milizia, ma di usare  una tattica terroristica di distruzione – la distruzione delle infrastrutture e delle attività industriali. Per quanto strano possa sembrare, e io non lo trovo affatto strano a differenza di altri, gli obiettivi principali sottoposti ad attacchi a Slavyansk e Kramatorsk non erano le posizioni della Milizia, anche se erano perfettamente conosciute, e nemmeno i quartieri della città, ma le fabbriche e le attività industriali.
A Nikolayevka, in particolare, il nemico ha continuato a bombardare la centrale termica per tre giorni consecutivi, anche se non era presente un singolo miliziano. Per di più il bombardamento è continuato per un giorno intero dopo che la Milizia aveva lasciato la città. In altre parole, non c’era un motivo militare per il bombardamento. Allo stesso modo, altri bombardamenti sono stati effettuati su un certo numero di fabbriche di Slavyansk dove nessun miliziano aveva mai messo piede. Non c’erano posti di blocco e nemmeno avamposti. Tuttavia, sono state regolarmente e meticolosamente fatte saltare con l’artiglieria.
In altre parole, lo scopo di cui stiamo parlando qui non era quello di cancellare la Milizia dalla città. Non era quella l’intenzione. Il loro obiettivo era quello di causare la massima distruzione possibile nelle infrastrutture mentre si eliminava la Milizia, lasciando così le persone senza lavoro, senza casa, senza i mezzi per vivere. In effetti l’obiettivo era di costringere il popolo ad un esodo di massa, lasciandoli senza i mezzi per sopravvivere anche dopo la cessazione delle ostilità.

Io sono fermamente convinto che l’attuale dirigenza Ucraina ed il comando dell’esercito Ucraino non si faranno problemi a fare lo stesso a Donetsk. Nessuno deve farsi illusioni – anche se noi dovessimo ritirarci da qui, loro non permetterebbero ai residenti di Donetsk di continuare a viverci. La cosiddetta Europa unita non vuole alcuna concorrenza da parte dell’industria di Donetsk. Non vogliono alcuna concorrenza da parte dei nostri scienziati. Tutto ciò che vogliono è che qui rimanga un territorio dove si possano reperire diverse centinaia di migliaia o forse anche un paio di milioni di unità di forza lavoro a buon mercato, in modo da poterle utilizzare in Europa. Questo è tutto quello che vogliono.
Pavel Gubarev: E il gas di scisto, naturalmente.

Igor Strelkov: non posso dire nulla rispetto al gas di scisto, perché non sono uno specialista al riguardo. Tuttavia, è certo che cerchino di distruggere il nucleo industriale del Donbass, per prima cosa perchè rappresenta una forte concorrenza per l’industria europea e poi perchè lavora quasi interamente, o almeno in misura importante, per il complesso militar-industriale russo.

Adeguatezza delle Forze della Milizia

Giornalista: A giudicare dalle loro dichiarazioni, non hanno alcun desiderio di vedere la popolazione russa sul nostro territorio. Tuttavia, dobbiamo capire che questa è la nostra terra – la Repubblica Popolare di Donetsk, la Repubblica Popolare di Lugansk. Non lasceremo la nostra terra. Ed ora vorrei concentrarmi in particolare sulla Milizia. Abbiamo abbastanza miliziani? Contando anche quelli che Pavel Gubarev ha reclutato per voi?

Igor Strelkov: No, certo che no. Sicuramente no. Anche per una grande città di un milione di persone, senza contare il resto della Repubblica, ci sono troppo pochi miliziani. Il territorio della città è enorme. Il territorio della Repubblica che è controllato dal governo [DPR] è anche sufficientemente grande; è molto grande.
Stabilire un controllo sicuro e di difenderlo con le forze che attualmente possediamo non è, di per sé, impossibile; tuttavia, di fronte all’enorme superiorità del nemico, direi addirittura un loro dominio assoluto in termini di mezzi corazzati e artiglieria, per non parlare della loro posizione dominante in aviazione, è estremamente difficile difendere questo territorio con le sole nostre forze esistenti.

Vorrei anche aggiungere alle mie precedenti osservazioni che è impossibile fare una guerra a metà. E’ un errore aspettarsi che qualcuno da qualche parte in qualche modo sarà in grado di difendere questa Repubblica con poche forze con un budget ridotto. Abbiamo bisogno di una seria mobilitazione delle risorse. Purtroppo, le risorse necessarie, in primo luogo in termini di armamenti e munizioni, non sono pronte; al momento non esistono.
Se tali risorse fossero state disponibili, avremmo senza esitazioni attuato una mobilitazione generale. Non importa se i tre quarti degli uomini in età militare avrebbero cercato di evitarla; il restante quarto sarebbe stato sufficiente. Purtroppo, non abbiamo tale capacità di mobilitazione. Tuttavia siamo in grado di armare, equipaggiare e addestrare, anche se in modo superficiale, diverse migliaia di volontari in un brevissimo periodo di tempo.
Credo che circa 8-10.000 uomini sarebbero sufficienti a fermare definitivamente e irrevocabilmente l’esercito ucraino, che finora è stato vittorioso in primo luogo perché noi abbiamo lacune importanti nella nostra difesa e poi a causa della sua mobilità e della sua retroguardia. La nostra retroguardia operativa è in pessimo stato. Le nostre linee di approvvigionamento non sono troppo deboli. Ma noi continueremo a lottare e continueremo a fermarli.
Eppure, senza una partecipazione più attiva della popolazione del Donbass alla difesa, sarà molto difficile resistere. Abbiamo bisogno di persone. Vi ripeto che abbiamo bisogno di 8-10.000 uomini nei ranghi della Milizia per garantire la nostra difesa. Che siano volontari o coscritti non fa nessuna differenza.
Cercasi sia Militari Professionisti che Volontari

Giornalista: C’è mancanza di volontari con titoli specifici o competenze professionali?

Igor Strelkov: Prima di tutto, abbiamo bisogno di tutti. Abbiamo bisogno di professionisti con qualunque tipo di qualifiche militari, così come di persone senza alcuna conoscenza specifica. In guerra la gente può essere istruita nel corso di alcuni giorni, specialmente durante le ostilità. E, al contrario, i professionisti super-qualificati che non hanno mai partecipato a guerre, quando sono schierati al fronte e sono di fronte a pallottole vere, spesso si rivelano essere semplicemente inadatti. E’ così che funziona nell’esercito.
La minaccia a Donetsk e la Costruzione di un Esercito a Contratto

Giornalista: Abbiamo una domanda un po’ difficile per voi dai nostri telespettatori. Che cosa dovrebbero fare i civili; cosa possono aspettarsi? Quanto è grave il pericolo? Lei ha già delineato alcuni problemi, ma ci può precisare il pericolo che ci troviamo di fronte?

Igor Strelkov: Non voglio spaventare nessuno, ma credo che senza un aiuto vero dalla Russia, se la Russia non ci fornisce un aiuto militare diretto, la Giunta fuori controllo impiegherà sicuramente l’intero arsenale di forze e mezzi a sua disposizione, soprattutto perché le decisioni non sono prese  da loro, ma principalmente da oltre oceano. Ed è da oltre oceano che hanno deciso di distruggere il  Donbass fino in fondo. O costringeranno la Russia ad una guerra globale qui, sul territorio dell’Ucraina, o si prenderanno tutto ciò che vogliono senza guerra. Ed è per questo che continueranno ad avanzare, a bombardare, a distruggere.

E lo ripeto ancora: ogni uomo deve fare una scelta da solo. Se è un uomo, deve essere disposto a difendere la sua Patria. Beh, certo, non tutti sono in grado di farlo, dipende dalla volontà e dalle caratteristiche morali. Lontano da tutti. Parlando francamente, tuttavia, il numero di volontari scelti nel corso di tre mesi da parte della popolazione multimilionaria del Donbass, la terra dei minatori, dove le persone sono abituate a lavori pesanti e pericolosi, è stato troppo piccolo. Vorrei solo osservare che molti avrebbero probabilmente aderito alla Milizia se ci fossero state garanzie finanziarie per le loro famiglie.

Giornalista: Sì,  è vero.

Igor Strelkov: D’ora in poi ci saranno queste garanzie finanziarie. A partire da questo mese, prevediamo di pagare i membri della Milizia somme abbastanza significative per gli standard locali. In particolare, 5-8000 grivna. Inizieremo a fare questi pagamenti nel mese di luglio. Quindi, può essere che questo aiuterà gli indecisi per trovare finalmente la forza di unirsi a noi. In altre parole, stiamo costruendo un esercito a contratto.

I negoziati con l’Ossezia del Sud

Giornalista: D’accordo, capito. Sono in corso trattative … beh, lei ha parlato di Russia … ma cosa ci dice dell’Ossezia del Sud, che ha riconosciuto la nostra indipendenza?

Igor Strelkov: In questo caso non sono pronto a rispondere a questa domanda.

La situazione a Snezhnoye e a Saur-Mogila

Giornalista: Ok, bene. Può commentare la situazione militare nella città di Snezhnoye e a Saur-Mogila? Come resistono i nostri miliziani?

Igor Strelkov: Resistono bene. Un distaccamento è di stanza lì. Vorrei ricordare per prima cosa che il battaglione Vostok è di stanza lì, guidato da un comandante sufficientemente competente. Ha organizzato con attenzione i suoi combattenti, consentendo loro di continuare a mantenere questa posizione chiave con perdite minime.
Credo che continueremo a tenere Snezhnoye e le aree nelle vicinanze. Sono stati inviati lì rinforzi consistenti. Non permetteremo al nemico di sfondare in direzione del fiume Don, tagliando il corridoio che ora ci si collega alla regione di Lugansk.
Coordinamento con Lugansk

Giornalista: Ok, quindi abbiamo un coordinamento con Lugansk in questo momento?

Igor Strelkov: Non c’è nulla di cui vantarsi in questo momento. Il nostro coordinamento è debole, ma sta progressivamente migliorando.

Comando Unificato e Reclutamento delle Forze Armate

Giornalista: Vorrei aggiungere che dal mio punto di vista e da quello dei telespettatori vi è la necessità di un centro di coordinamento unificato o dell’ufficio di un comandante dell’esercito dove i volontari possano rivolgersi per iscriversi al Milizia e da lì essere diretti ai vari battaglioni a seconda della loro preferenza. E’ solo che abbiamo numeri di telefono diversi che forniamo durante le trasmissioni. Sarebbe utile se ci fosse un ufficio di coordinamento unificato.

Igor Strelkov: Questo, purtroppo, è la legge della psicologia umana; la storia ha dimostrato che è vero in molte occasioni. Il processo di trasformazione di unità partigiane in un esercito regolare o anche solo in formazioni armate regolari è molto difficile. E’ molto complicato; ci vuole molto tempo. Le idee si scontrano e le ambizioni della gente sono d’intralcio. Ci sono molti fattori oggettivi e soggettivi coinvolti. Purtroppo, non esiste la bacchetta magica per unire tutti insieme rapidamente. Tuttavia, questo compito è per noi una priorità, perché, naturalmente, l’esistenza di diversi gruppi con comando separato è inammissibile. E ‘inaccettabile, sia dal punto di vista della gestione di operazioni militari che da quello di mantenere ordine nella retroguardia dell’esercito.
Oggi abbiamo finalmente convocato una riunione congiunta a cui hanno preso parte i comandanti delle unità della Milizia e quelli che sono venuti da altre regioni, come il battaglione Vostok ed il   Battaglione Oplot. Abbiamo raggiunto un importante accordo per quanto riguarda la delimitazione delle nostre competenze, per quanto riguarda la creazione di uffici di comandanti regionali e l’ufficio congiunto della città comandante e per quanto riguarda l’introduzione della legge marziale nelle zone vicine alle posizioni del nemico. Al momento non prevediamo di istituire  la legge marziale o un coprifuoco in tutta la città. Aspetteremo fino a quando il nemico non attaccherà; abbiamo deciso di non complicare la vita dei nostri cittadini prima del tempo.

I negoziati con la Federazione Russa

Giornalista: Il nostro governo, Pushilin, Borodai, se ho capito bene, sono adesso a Mosca. Andrei Purgin è qui. Sono in atto negoziati con Mosca?

Igor Strelkov: Non posso commentare perché al momento sono coinvolto in questioni puramente militari.

Giornalista: Ok, va bene. Grazie. Chiederemo ora a Katya Mikhailova di invitare i rappresentanti della Repubblica che abbiano le competenze necessarie per rispondere a queste domande.

Incidenti con i Miliziani a Donetsk

Igor Strelkov: vorrei aggiungere una cosa, poche parole. Purtroppo, e non voglio nasconderlo, l’arrivo a Donetsk di un numero consistente di miliziani, molti dei quali è rimasto nelle trincee per settimane, ha portato a diversi incidenti. Fortunatamente, nessuno si è fatto male.
Chiedo per cortesia ai residenti di Donetsk di essere comprensivi con le persone appena arrivate che hanno patito grave stress e pericoli mortali per settimane e mesi.
Ad esempio, il battaglione Semyonovka ha avuto 20 uomini uccisi o feriti in un giorno. Erano principalmente feriti, ovviamente. La milizia è stata sottoposta a massicci bombardamenti con armi chimiche, cariche incendiarie, munizioni a grappolo, nonché tiri di artiglieria di calibro pesante.

Non tutti i combattenti hanno dimostrato di essere pronti ad arrivare in una città assolutamente pacifica, dopo le fatiche delle trincee e l’esperienza a Slavyansk e Kramatorsk, distrutte e bombardate in continuazione.
Non tutti hanno reagito adeguatamente a questo brusco cambiamento di condizioni. E ci sono stati casi in cui i combattenti hanno avuto comportamenti scorretti verso i residenti della città. O qualcuno può aver immaginato che tutto è ora loro consentito, dal momento che sono eroi. Beh, è  vero; sono eroi che tengono le loro posizioni anche sotto un bombardamento.
Alcuni si sono sentiti oltraggiati. Ma ripeto che non ci sono state vittime e nessuno ha subito gravi danni da queste azioni. Ancora una volta mi scuso per questi incidenti e desidero rassicurarvi che il comando della Milizia tratta questioni come queste molto duramente. Incidenti come questi dimostrano  mancanza di disciplina.
Inoltre, l’alcol è proibito nella Milizia. Questo regola c’era già a Slavyansk, e continueremo ad applicarla anche qui. Combatteremo ogni indisciplina nel modo più duro possibile.
Devo aggiungere inoltre che, in tempo di guerra, puniremo più severamente le infrazioni di natura criminale. Solo infrazioni gravi, naturalmente. Tutto il resto non rientra nelle nostre responsabilità.
Le persone che commettono atti criminali gravi nelle nostre retrovie operative saranno sottoposte ai tribunali militari da campo. Inoltre, se ho capito bene, ci sono molte persone instabili qui che cercano di approfittare della crisi temporanea. L’esercito, naturalmente, prenderà tutte le misure necessarie per mantenere l’ordine. Non piacerà a qualcuno, ma non c’è altro modo.

Giornalista: Penso che abbiamo chiarito le questioni chiave. Non vogliamo trattenere Igor Ivanovich più a lungo. Ha un sacco di lavoro da fare. Grazie mille.

https://www.youtube.com/watch?v=a0kqTrTjc1c

https://www.youtube.com/watch?v=BfmjjR1Y04A

Canale Primo Repubblicano (DPR, Repubblica Popolare Donetsk)

Da vineyardsaker

=== 2 ===
The original text: NATO IS THE AGGRESSOR
The German Freethinkers Association on the crisis in Ukraine
http://milosevic.co/517/nato-is-the-aggressor-the-german-freethinkers-association-on-the-crisis-in-ukraine/
or http://milosevic.co/517/nato-is-the-aggressor-the-german-freethinkers-association-on-the-crisis-in-ukraine/
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouceg04-014715.htm
www.resistenze.org – popoli resistenti – ucraina – 04-07-14 – n. 506

La Nato è l’aggressore

La Associazione dei liberi pensatori tedeschi sulla crisi in Ucraina
Associazione dei liberi pensatori tedeschi | milosevic.co – resistir.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

08/06/2014

Dal colpo di stato in Ucraina del 22 febbraio 2014 e, in particolare, a seguito degli sviluppi nella penisola di Crimea sul Mar Nero, è iniziata a circolare sui media negli Usa e nei paesi della Nato e dell’Ue, una campagna politica che accusa istericamente la Russia e in particolare il presidente russo, Vladimir Putin, di una sconsiderata politica di potenza e di “rubare la terra” in violazione del diritto internazionale. L’incorporazione della Crimea nella Federazione russa è stata bollata dai principali governi della Nato come una “annessione in violazione del diritto internazionale”.

Con questa campagna, il vero carattere della crisi in Ucraina è camuffato da una manovra anti-russa e gli ulteriori atti ostili nei confronti della Federazione russa devono essere preparati psicologicamente.

Si tratta sorprendentemente di quei paesi che hanno fino ad ora continuamente violato il diritto internazionale, come nel caso dell’attacco alla Repubblica Federale di Jugoslavia nel 1999, dell’invasione dell’Afghanistan nel 2001 e di quella dell’Iraq nel 2003, con il riconoscimento della sovranità del Kosovo nel 2008, e che usano evidentemente un doppio standard quando si tratta di giudicare le azioni russe.

Quelle stesse persone che vorrebbero farci credere che gli interessi di sicurezza della Germania sono stati difesi nel lontano Afghanistan, negano alla Russia il diritto di occuparsi dei suoi insindacabili interessi di sicurezza nelle sue immediate vicinanze. E questo anche in considerazione della notevole differenza tra la difesa degli interessi tedeschi in Afghanistan, dove una volta il generale Klein ordinò il massacro di più di 100 civili [riferimento al bombardamento Usa, su richiesta tedesca, di Kunduz, nell’Afghanistan settentrionale, nel 2009, ndt], e la Crimea che si unisce alla Federazione russa senza un solo atto violento da parte della Russia e in completo accordo con una larga maggioranza della popolazione della Crimea.

Quelle stesse persone che hanno riconosciuto il Kosovo sulla base di una dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del governo provinciale contro la volontà del legittimo governo centrale in Serbia, negano alla Federazione russa il diritto di tradurre in realtà il desiderio di unione della popolazione di Crimea, un desiderio espresso attraverso un referendum con un risultato che parla da sé, in un momento in cui non esiste un governo centrale legittimo in Ucraina.

La sovranità dell’Ucraina violata attraverso un putsch ispirato dalla Nato

Gli argomenti che dovrebbero dimostrare che la Russia ha violato il diritto internazionale si basano astrattamente sulla premessa che la Russia, di punto in bianco, ha diviso una parte di uno stato sovrano. Quanto realmente accaduto in Ucraina, però, è che il governo di Kiev, formato legalmente e riconosciuto a livello internazionale, è stato abbattuto da un colpo di stato violento. Le forze fedeli alla Nato hanno sostenuto questo atto di violenza attraverso vari canali. Il cosiddetto “capo del governo ad interim”, Arseniy Yatseniuk, è un noto collaboratore della Nato.

Ciò ha costituito una aggressione mistificata della Nato contro l’Ucraina. Fin dall’inizio, era chiaro che il governo golpista non aveva alcun controllo su gran parte del paese. Tuttavia, ne è stato subito riconosciuto come legittimo rappresentante dagli Stati Uniti, dai paesi membri della Nato e dell’Ue. L’integrità e la sovranità territoriale dell’Ucraina è stata violata dai governi della Nato.

Per questo sono stati in realtà gli Usa, i paesi Nato e dell’Ue ad avere in questo modo portato una parte dell’Ucraina sotto la loro influenza in violazione del diritto internazionale e della costituzione ucraina. Nessuno ha eletto il cosiddetto “governo ad interim” di Kiev. E’ stato messo lì al posto del vecchio governo nazionale attraverso mezzi illegali e violenti. L’Ue ha immediatamente concluso la prima parte di un accordo di associazione con i leader del colpo di stato – un trattato in linea con il diritto internazionale, che include anche la “integrazione” dell’Ucraina nelle strutture militari dell’Ue. E questo anche se parti del paese sono ancora controllate dai precedenti organi legittimi dello stato. In realtà, questo significa che i paesi occidentali menzionati hanno sostanzialmente separato l’ovest dell’Ucraina dal resto del paese. Sono questi che in realtà hanno “creato i fatti”, un’accusa che incessantemente rivolgono contro la Russia.

In queste circostanze, non si può parlare di annessione, nel caso dell’integrazione della Crimea nella Federazione russa. Essa riflette l’atto volontario di unire la Russia con la parte restante sovrana dell’Ucraina. Dopo il putsch, la Crimea era l’unica parte del paese in cui c’era ancora diritto e ordine senza restrizioni. Poiché dopo gli eventi di Kiev, sia la popolazione della Crimea che gli interessi strategici della Russia nel Mar Nero erano in pericolo, è stato necessario agire in fretta. La consultazione con i “partner” occidentali era fuori questione in quanto questi avevano già, senza considerazione per la Russia e il popolo ucraino, sostenuto il colpo di stato rifiutando ogni dialogo e riconosciuto il governo golpista, spingendo quindi la Crimea e la Russia ad agire.

Se la Crimea non avevesse aderito alla Federazione russa, allora, come ha detto il presidente Putin il 18 marzo 2014, “la flotta della Nato sarebbe apparsa a Sebastopoli, la città della gloria russa; cosa che non sarebbe stato un vago pericolo, ma un pericolo molto concreto per tutto il sud della Russia”.

L’affermazione che la Crimea abbia aderito alla Russia dopo una “invasione” russa si è rivelata essere una menzogna. E’ un fatto noto che la Flotta russa del Mar Nero era di stanza a Sebastopoli, in conformità al trattato in vigore tra Russia e Ucraina e che alla Russia era permesso di mantenere 25.000 soldati di stanza in Crimea. Non ci sono prove che confermino che questo numero sia stato superato dopo il putsch a Kiev e inoltre la Russia nega queste affermazioni.

Il fatto più importante è, tuttavia, che i soldati russi non solo erano in Crimea legalmente, ma anche con il consenso delle autorità regionali e il desiderio palese della popolazione, e hanno mantenuto un atteggiamento del tutto pacifico. Durante la presunta “invasione russa” non c’è stato alcun atto di violenza, né un tentativo di provocazione del nemico, segno di quanto siano stretti i legami con la Russia tra la popolazione di Crimea.

Anche le forze di autodifesa della Repubblica Autonoma di Crimea sono state utilizzate come ulteriore segno di una “invasione russa”. Subito dopo il colpo di stato a Kiev, avevano preso posizione di fronte agli edifici pubblici e alle strutture militari con il chiaro intento di difendere il diritto costituzionale contro i sostenitori del putsch. Poiché indossavano uniformi “senza distintivo di identificazione”, per l’Occidente era chiaro che dovevano essere soldati russi. Per contro, i “manifestanti di Maidan” a Kiev, che in maggioranza indossavano anche loro uniformi senza distintivo di identificazione, non sono stati identificati come soldati della Nato.

La Russia ha sottolineato di non aver avuto alcun comando sulle forze di autodifesa della Crimea. La differenza principale, tuttavia, è che loro agivano in pieno accordo con la grande maggioranza della popolazione per tutelare il diritto costituzionale e non, come fatto dai teppisti a Kiev, per infrangerlo. Si tratta di un eccellente esempio della doppiezza dei nostri media-canaglia che celebrano il golpe sanguinoso a Kiev come una svolta per la democrazia e allo stesso tempo presentando la tutela puramente passiva degli organi statali in Crimea come un intervento russo.

Il diritto internazionale: Crimea e Kosovo-Metohija

Dalla Jugoslavia alla Siria, gli Usa/Nato/Ue hanno condotto guerre continue e sempre nel flagrante disprezzo e violazione del diritto internazionale. Ed ora improvvisamente si ergono a protettori del diritto internazionale e invocano ripetutamente “l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

L’Associazione dei liberi pensatori tedeschi ha sempre indicato nella difesa del diritto internazionale il compito più importante del movimento contro la guerra e continua a farlo anche per quanto riguarda l’apparente cambiamento di ruolo dei guerrafondai della Nato. Mentre l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder ha francamente ammesso nel frattempo che con l’aggressione della Nato alla Jugoslavia nel 1999, si è violato il diritto internazionale (anche se deve ancora acconsentire volontariamente ad azioni legali contro se stesso), la maggior parte dei commentatori insiste ancora nel dire che la Nato “ha fatto la cosa giusta” in Kosovo – un argomento su cui la Russia ai loro occhi non può contare vista la situazione completamente diversa in Crimea.

Infatti, i due casi sono completamente diversi, ma esattamente per le ragioni opposte rispetto a quello che sostengono i guerrafondai. E’ essenzialmente vero che il diritto internazionale non vieta la secessione o una dichiarazione di indipendenza. A questo proposito, Vladimir Putin, nel suo discorso del 18 marzo 2014, cita il memorandum Usa del 17 aprile 2009 alla Corte internazionale di giustizia sul Kosovo: “Le dichiarazioni di indipendenza possono, come spesso è il caso, violare il diritto interno. Ma questo non significa che attraverso questo si violi il diritto internazionale”.

Considerando che il diritto internazionale valuta la secessione come un affare interno allo stato, non consente ad alcun gruppo di separarsi dallo stato originale senza il suo accordo. Tuttavia, a seguito dell’aggressione straniera contro l’Ucraina, non era rimasta alcuna autorità ucraina legittima e funzionante in grado di contestare l’unione della Crimea con la Federazione russa – una mossa che di fatto è stata presa come misura di protezione contro la suddetta aggressione.

Ciò che il diritto internazionale vieta esplicitamente è il cambiamento della sovranità territoriale di uno stato sovrano con l’aiuto di un’aggressione straniera. In Kosovo, gli Usa e la Nato hanno dapprima costruito una organizzazione terroristica, la hanno armata e addestrata, utilizzando mercenari islamici reazionari, e poi come forza aerea di questa organizzazione terroristica, in violazione grossolana del diritto internazionale, hanno condotto 79 giorni di bombardamenti sulla Jugoslavia. Ciò nonostante, il loro successo militare fu limitato e dovettero così accettare l’integrità territoriale dello stato attaccato, Kosovo compreso, nell’accordo di pace, situazione che è stata suggellata con la Risoluzione 1244 dell’Onu.

Con la sua protezione militare, la Nato ha permesso che si verificasse la pulizia etnica nella provincia serba del Kosovo e Metohija ed elevato le strutture mafiose e terroristiche a “governo” di uno stato separato, il riconoscimento internazionale ricercato sin da allora. Questo secessione è fin dall’inizio priva di validità perché avviata attraverso una guerra straniera di aggressione e perché viola la Risoluzione Onu 1244. Non è stata condotta né una guerra di aggressione contro la Crimea o l’Ucraina, né esiste alcuna norma nel diritto internazionale che esiga l’eterna appartenenza della Crimea all’Ucraina. Infatti, in un atto di autodeterminazione nazionale, la popolazione della Crimea è diventata indipendente come parte dell’Ucraina e si è costituita come stato sovrano. Il nuovo stato ha soddisfatto tutti i requisiti previsti dal diritto internazionale per il riconoscimento de iure da parte di altri stati. Nessuna norma di diritto internazionale proibisce alla Federazione russa di accettare la richiesta del nuovo stato di partecipare alla sua federazione. Così, la secessione del Kosovo dalla Serbia viola il diritto internazionale, mentre l’unione della Crimea con la Federazione russa non lo fa.

Tutto ciò che è accaduto in Crimea nelle ultime settimane, compresa l’adesione alla Federazione russa e l’integrazione che ora sta lentamente seguendo il suo corso, è stata una reazione al colpo di stato a Kiev e alla negazione dei diritti di sovranità dell’Ucraina attraverso la Nato e l’Ue. E questa reazione era prevedibile ed è stata consapevolmente calcolata dai sostenitori stranieri di “Euromaidan”, incluse le sanzioni imposte alla Russia come “penale” e il “peggioramento dei toni”, il sintomo linguistico della crescente aggressività.

Lotta contro il fascismo in Ucraina

Dall’unione pacifica della Crimea alla Federazione russa, il conflitto in Ucraina ha preso una forma violenta. Altre parti del paese in cui c’è una maggioranza di abitanti di lingua russa hanno continuato la resistenza contro il regime golpista di Kiev.

Il regime chiama “terroristi” i combattenti della resistenza; i media, fedeli alla Nato e sulla sua stessa lunghezza d’onda, li definiscono “separatisti filo-russi”. Entrambi i termini capovolgono la situazione in Ucraina, come già fatto dalla propaganda contro l’unione fra Crimea e Russia. Infatti, gli attuali governanti di Kiev sono stati portati al potere con il terrore e sono stati i leader del colpo di stato a creare uno stato separato nell’ovest dell’Ucraina, perché, fin dall’inizio, potevano solo prendere il controllo della parte occidentale dell’Ucraina.

La giunta a Kiev sta cercando di spezzare la resistenza con la forza militare. Ha trasformato le bande di teppisti fascisti di “Euromaidan” in servitori dello stato, li ha armati e abbigliati come “guardia nazionale”. Hanno inviato carri armati contro il popolo nell’est e nel sud dell’Ucraina, hanno incendiato la casa dei sindacati a Odessa, e hanno esercitato il cieco terrore contro i comunisti, i sindacalisti, la popolazione di lingua russa e i membri delle minoranze. Hanno escluso la fazione comunista dalle riunioni del parlamento, hanno tentato di uccidere il leader del Partito Comunista Ucraino, Petro Simonenko, dando alle fiamme la sua auto e stanno lavorando per bandire totalmente il Partito Comunista. La “comunità occidentale fondata su valori” sostiene questo terrore fascista perché sconfigga la resistenza in modo che la Nato possa assumere il controllo dello strategico bacino di Donetsk.

Come reazione e misura di protezione, la popolazione nelle zone intorno Donetsk e Lugansk ha scelto di formare degli stati indipendenti, con l’opzione per entrambi di un’ampia autonomia all’interno di una Ucraina federale o l’adesione alla Federazione russa. La resistenza non si è formata con l’intenzione di separare, ma di difendere l’ordine costituzionale, che fino al golpe era valido in tutta l’Ucraina. Sarebbe più corretto e onesto parlare di separatisti di Kiev fedeli alla Nato. E’ chiaro che il giudizio politico di questi eventi, riguardo il diritto internazionale, è lo stesso di quello in relazione alla Crimea: con il colpo di stato a Kiev del 22 febbraio, il territorio nazionale ucraino è stato lacerato; sulla base del diritto internazionale, l’Ucraina ha cessato di esistere come stato all’interno dei suoi confini precedenti e se qualcuno può far valere la pretesa di esserne il successore legale, quelle sono le aree di resistenza dell’est.

A prescindere da come continua a svilupparsi la crisi in Ucraina, va ricordato che è stata innescata e continuamente alimentata dalle politiche degli Usa e dei suoi alleati della Nato e dell’Ue. Con l’Ucraina, un altro paese deve aprirsi a quelle grandi banche e gruppi di imprese che operano a livello globale e che si sforzano di assoggettare la ricchezza di tutto il mondo al loro sistema di tributi monopolistico. L'”ordine mondiale” sovranazionale per cui si battono Nato e Ue è la supremazia globale di una manciata di super-ricchi del mondo occidentale e di alcuni altri paesi.

Nella loro lotta per la supremazia globale assumono se necessario – come già avvenuto storicamente – la forma di governo fascista. Questa è una spietata dichiarazione di guerra agli interessi vitali di tutti i popoli e significa che gli obiettivi nazionali di autodeterminazione, sovranità popolare e di democrazia possono essere raggiunti solo nella lotta inconciliabile contro il dominio globale del capitale finanziario.

Una nuova guerra mondiale?

L’aggressione militare diretta dalla Nato contro la Russia sembra diventare più chiara all’orizzonte e questo non è altro che la prospettiva di una nuova guerra mondiale.

Diversamente da 100 anni fa, quando, nella prima guerra mondiale, due alleanze di superpotenze rapaci simili ma nemiche combatterono l’una contro l’altra con l’obiettivo di ridistribuirsi il mondo, oggi i centri storici dell’imperialismo, gli Usa, l’Ue e il Giappone, formano un sistema globale di alleanze. Tuttavia, ciò non significa che le contraddizioni e le competizioni inter-imperialistiche siano scomparse e che i partecipanti non abbiano cercato di ottenere vantaggi a costo degli altri. La cosiddetta triade sotto la guida di Washington persegue la strategia del “nuovo ordine mondiale” sin dalla scomparsa degli stati socialisti in Europa.

La serie di interventi e di aggressioni scatenate all’interno di questa strategia è diretta contro i paesi che appaiono in questa costellazione sia come “rivali” (Russia, Cina, India, Brasile, ecc) e/o “disturbatori” (Jugoslavia, Corea del Nord, Siria, Iran, Cuba, Venezuela, ecc.). Questo nuovo scenario che potrebbe portare a una nuova guerra mondiale è l’espressione della metamorfosi dell’imperialismo. Il capitalismo monopolistico del secolo scorso si è sviluppato attraverso la fase del capitalismo monopolistico di stato al capitalismo monopolistico transnazionale di oggi.

I capitalisti monopolisti che operano a livello transnazionale e dominano l’imperialismo di oggi contano sull’apparato di potere degli stati-nazione e allo stesso tempo sono in stridente contraddizione con ciò che è nazionale. Minano così l’autodeterminazione nazionale e la sovranità del popolo come fondamento di qualsiasi forma di democrazia e destabilizzano interi stati senza nemmeno astenersi dal distruggerli completamente.

I gruppi transnazionali, tuttavia, non costituiscono dei cartelli monolitici, ma continuano ad appartenere a diverse fazioni di capitale con interessi talvolta contraddittori. Questi conflitti di interesse portano anche a posizioni diverse sulla questione della guerra e della pace. Gli attivisti per la pace possono e devono approfittare di queste differenze per difendere la pace.

Ci sono crescenti segnali che il capitalismo sta entrando nella sua fase finale, nella quale non sarà più in grado di integrare organicamente l’intera popolazione mondiale nel sistema capitalistico globale. Il divario tra ricchi e poveri sta crescendo. Lo sviluppo ineguale di paesi e stati sta peggiorando. Il sistema economico capitalistico può offrire alla massa della popolazione contadina della terra, ancora metà della popolazione mondiale, solo un destino di emarginazione e impoverimento.

La crisi mondiale porta con sé sia la possibilità di cambiamenti rivoluzionari, verso un continuo sviluppo in direzione di una società socialista, e allo stesso tempo un pericolo reale: che una massiccia distruzione militare delle capacità produttive e del “surplus” di popolazione possa apparire alle potenze imperialiste come l’unica “via d’uscita” per mantenere il loro “ordine mondiale”.

Non vi è alcun segreto sugli interessi russi

Anche la destabilizzazione imperialista della Siria, che ospita l’unica base mediterranea della marina russa, è diretta contro la Russia. La presa di controllo dell’Ucraina è prima di tutto una dichiarazione di attacco alla Russia. Le azioni anti-russe della Nato, che hanno avuto inizio con l’attacco alla Jugoslavia nel 1999 e sono proseguite con l’estensione della Nato verso est, poi con lo scudo missilistico e l’attacco georgiano contro l’Ossezia del Sud-Est nel 2008, hanno ormai raggiunto una nuova qualità, con l’isolamento della Crimea in quella che per la prima volta è la minaccia a un importante pilastro dell’architettura di sicurezza della Russia.

Esattamente come nelle guerre precedenti, i propagandisti di guerra dei paesi Nato stanno cercando di inculcare nei loro popoli che l’aggressione sia in realtà una difesa dalla Russia, che dipingono come il vero aggressore.

Gli attivisti per la pace sono chiamati a prendere coscienza del contesto reale e conseguentemente a spiegare su questa base i fatti. Tale spiegazione deve comprendere il rifiuto categorico di tutte le considerazioni che la Russia sia almeno in parte da biasimare per l’escalation della crisi. Molti di coloro che onestamente rifiutano l’aggressione della Nato ritengono che, in effetti, in linea di principio la Russia “non sia migliore” giacché naturalmente persegue solo i propri interessi.

Ma quali interessi persegue la Federazione russa? Il suo interesse primario è la stabilità, sia domestica che nelle relazioni internazionali. Mantenere la sua architettura di sicurezza è necessario anche per questa stabilità, che è il motivo per cui la Russia ha un interesse particolare per la stabilità dei paesi che ospitano le basi militari russe. La Russia ha un interesse nello sviluppo della sua economia. Questo è in linea con gli interessi già indicati in quanto l’economia russa necessita di sicurezza e di stabilità per lo sviluppo della sua economia. Questi sono gli interessi russi. Sono il tipo di interessi per cui nessun paese può essere accusato per volerli perseguire.

Ma in che modo la Federazione russa persegue tali interessi? La Russia attacca e occupa altri paesi, come fa la Nato? La Russia finanza, arma, ospita e addestra terroristi che commettono massacri contro la popolazione civile dei paesi stranieri al fine di provocare caos, come la coalizione Usa, Nato e paesi del Golfo stanno facendo in Siria? La Russia si permette di strangolare altri paesi con sanzioni per forzarne la volontà? Vladimir Putin stila ogni settimana un elenco di persone da eliminare per mezzo dei droni sul territorio di stati sovrani stranieri, come fa Barack Obama? Le navi russe abbordano le navi battenti bandiere di paesi stranieri in acque internazionali, come fa Israele?

La politica della Russia per il mantenimento dei propri interessi è stata finora caratterizzata da moderazione e concessioni. Ovunque dovesse contrastare una mossa ostile, la Russia non si è mai avvicinata al pieno uso dell’arsenale di legittime contromisure. Gli interessi della Russia coincidono con la volontà di pace della maggior parte dell’umanità. Gli attivisti della pace devono riconoscere questo fatto.

Prevenire la guerra – solidarietà con la Russia!

La prospettiva di una guerra contro la Russia ha caratteristiche apocalittiche per la Germania e l’Europa. L’unica possibilità di difendere la pace sta in un avvicinamento alla Russia. La Federazione russa è il protettore della pace in Europa. Questa è la considerazione importante nella pratica che va utilizzata per contrastare la incessante propaganda anti-russa della Nato.

Una terza guerra mondiale può essere evitata solo al fianco della Russia. Solo in solidarietà con la Russia il movimento per la pace, in particolare in Germania, può diventare un fattore da prendere di nuovo sul serio. Solo in alleanza con la Russia la nostra richiesta di una “Germania fuori dalla Nato e la Nato fuori della Germania” ha una prospettiva realistica di essere attuata.

La timida posizione di “equidistanza”, da qualche parte nel mezzo tra la Nato e la Russia non è mai stata così sbagliata e pericolosa come oggi. Si potrebbe rendere un po’ inefficace la propaganda scatenata per creare sciovinismo tra le masse, ma soprattutto per zittire la resistenza contro la guerra. Infatti, se la menzogna sulla Russia come minaccia non viene respinta con decisione, la ragione centrale e psicologicamente più efficace della Nato per l’escalation della guerra resterà.

Anche in considerazione del pericolo di essere colpiti da una guerra, sempre più persone, in Germania in particolare, sono state allarmate dalla campagna anti-russa. Vogliono sapere la verità su questo vitale argomento. Le indagini e gli articoli d’opinione mostrano che la grande maggioranza della popolazione rifiuta la corsa dell’Occidente verso il confronto contro la Russia.

L’Associazione dei liberi pensatori tedeschi mette in guardia contro l’ulteriore peggioramento del confronto tra l’Occidente e la Russia. Chiediamo la fine della creazione del nemico e della disinformazione, così come della campagna anti-russa e della demonizzazione del presidente Putin.

La strategia Usa si sta dirigendo verso una divisione dell’Europa e il confronto con la Russia e danneggia gli interessi dei paesi europei. L’Europa appartiene a tutti i popoli e le nazioni d’Europa; ha bisogno di coesistenza pacifica tra tutti i paesi e nazioni. Questo richiede di considerare gli interessi reciproci e la collaborazione sia con l’Ucraina che con la Russia.

Mostriamo la nostra solidarietà ai comunisti, agli antifascisti e ai democratici in Ucraina, che, a dispetto delle persecuzioni, si battono contro il revisionismo della storia, la russofobia e lo sciovinismo nazionale. Ci battiamo insieme a loro per l’amicizia con la Russia.

Queste sono pertanto le nostre richieste:

1. Nessun sostegno alla strategia Usa di divisione dell’Europa con la ricostruzione di una cortina di ferro;

2. No alle sanzioni contro la Russia, in particolare perché danneggiano gli interessi economici e il mercato del lavoro in Germania e nei paesi europei, oltre all’interesse per relazioni stabili e di collaborazione;

3. Stop all’estensione della Nato verso est e all’isolamento militare della Russia attraverso questo accerchiamento; la Nato non deve muoversi ai confini della Russia e l’Ucraina non deve essere incorporata nella struttura militare della Ue;

4. Sostegno per una Ucraina democratica, senza fascismo e revanscismo, con gli stessi diritti umani e civili e la piena libertà di religione e di Weltanschauung per tutti, indipendentemente dall’origine etnica, con rapporti di buon vicinato con l’Europa occidentale e la Federazione russa;

5. Niente soldi dei contribuenti per il sostegno finanziario e logistico delle organizzazioni fasciste e nessun sostegno finanziario per il loro addestramento.

=== 3 ===
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24320-lucraina-e-la-spaccata-di-putin.html
L’Ucraina e la spaccata di Putin

di Samir Amin, Presidente del Forum Mondiale delle alternative
L’Humanité , 27 Giugno 2014Traduzione di Lorenzo Battisti per Marx21.it

Progetto Euro-Tedesco contro progetto Euro-Asiatico?

La retorica del clero mediatico occidentale che si riempe la bocca di promesse di democrazia è falsa. Le potenze della triade (Usa, Europa e Giappone ndt) non hanno mai promosso la democrazia. Al contrario, hanno sempre sostenuto gli avversari più accaniti della democrazia, inclusi fascisti ribattezzati “nazionalisti”. Nella Ex-Jugoslavia, gli europei hanno sostenuto i nostalgici del fascismo croato, rispediti dal loro esilio canadese; in Kosovo hanno dato il potere alle mafie della droga e della prostituzione; nei paesi arabi, continuano a sostenere l’islam politico più reazionario, esso stesso finanziato dalle nuove “repubbliche democratiche”, come sembrano essere diventate l’Arabia Saudita e il Qatar se si ascoltano gli imbonitori dei media occidentali. L’intervento militare in Iraq e in Libia ha distrutto questi paesi, senza promuovere alcuna delle promesse di democrazia. In Siria, il sostegno militare delle potenze della triade agli “islamisti” non promette niente di buono.

In Ucraina, la giunta, avendo ricevuto il sostegno dei filonazisti, ha difficoltà a instaurare il proprio potere dispotico. Putin probabilmente non è un eroe delle cause democratiche, ma non sta facendo altro che sostenere tutti quelli che, in Ucraina, rifiutano la colonizzazione euro-tedesca che Bruxelles intende imporre, come ha fatto in Europa orientale, in Grecia e a Cipro. Non sono solo i “russofoni” ucraini che rifiutano il progetto euro-tedesco. La Russia è alla ricerca di un posto nel sistema mondiale di oggi e di domani. Da questo punto di vista, Putin sembra aver fatto proprio il progetto di costruzione di una vasta alleanza di popoli dell’Ex-Urss, ormai conosciuta sotto il nome d’alleanza dei popoli “Euro-Asiatici”. Non si tratta di un’invenzione artificiale recente.

Nell’articolo “La Russia nel sistema mondiale : geografia o storia?”, facevo osservare nel 1998 che questa idea risponde da secoli alla ricerca della Russia della definizione di un suo posto nel mondo. La lotta lanciata contro l’ordine imperialista non sarà vittoriosa se non sarà sostenuta con fermezza dai popoli coinvolti. Questo sostegno ci sarà solo se la Russia si libererà dalla morsa neoliberale, all’origine del disastro sociale. Putin si affida a un esercizio pericoloso come una grande spaccata, associando da una parte la continuazione della sua politica interna neoliberale, e dall’altra la difesa dei legittimi interessi di una Russia indipendente.

E’ ormai necessario e possibile abbandonare il neoliberismo e uscire dalla mondializzazione finanziaria. Dei segmenti della classe politica che governa Mosca sono disponibili ad aderire ad un capitalismo di stato, suscettibile a sua volta ad aprire la via a una eventuale avanzata in direzione della socializzazione democratica della sua gestione. Ma se la frazione compradora delle classi dirigenti russe – beneficiaria del neoliberismo – riuscisse a vincere, allora le “sanzioni” con cui l’Europa minaccia la Russia potrebbero portare i loro frutti. La Russia non potrà a quel punto rifiutare la sua colonizzazione da parte della triade imperialista.

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